Città di Natale, domenica da tutto esaurito: muro di folla in piazza

Il Corso è un serpentone infinito ma che tocca l'apice sopra Canto de' Bacci: file a tutti i banchi, bar e gastronomie al lavoro a ritmi superiori a quelli della Fiera

La folla della domenica in piazza

La folla della domenica in piazza

Arezzo, 18 novembre 2018 - E' lui, è ancora lui. Una giornata di rodaggio, sia pur scandita da una folla in crescita continua, e una domenica al momento da delirio. Un muro di folla impressionante, file a tutti i banchi, code da audaci davanti al padiglione che serve i pasti per la baita. E casa di Babbo Natale chiusa anticipatamente per il numero spropositato di ingressi.

Il mercatino tirolese mette la quinta e conferma di aver acceso il motore del Natale e degli arrivi in città. La formula è quella premiata: in questo momento in tutto il centro Italia è l'unico, vero appuntamento natalizio. E in tanti arrivano con una gran voglia di potersi buttare in un'atmosfera che ha fatto la differenza al nord e che da tre anni la fa anche da queste parti.

Ieri nel giorno dell'inaugurazione sotto la pioggia i «vicoli» del mercatino avevano sofferto, perché alla febbre tirolese nessuno amerebbe aggiungere quella vera. Ma se ti affacciavi nella baita c'erano già le prove tecniche del delirio. Al pranzo del debutto non trovi un posto a sedere neanche a farti raccomandare da Babbo Natale. E quando con il vassoio pieno guadagni l’ingresso della struttura, a quel punto mangi dove capita: perfino in piedi, sfidando con uno stinco di maiale in mano qualunque legge dell’equilibrio. Il mercatino parte lento, come fa ogni anno.

E come forse stavolta fa un po’ di più, considerando che dodici mesi fa non aveva rivali e stavolta il villaggio natalizio del Prato è un’alternativa seria: perfino per mangiare, essendoci alcuni prodotti tipici del cibo di strada. Chi non conosce crisi sono così la gastronomia e le attrazioni. Perché ai banchi del cibo le code si allungano presto e perché davanti alla casa di Babbo Natale, che insaziabile si riprende la Fraternita, c’è chi aspetta quasi un’ora l’apertura pomeridiana.

E poi sfilano dentro. Tra mostre di automobili d’epoca per bambini, il Santa Claus gigante illuminato da migliaia di led, le lettere dei desideri. I bambini scrivono e firmano, per non rischiare di vedere i regali arrivare a qualcun altro. I genitori pagano, perché l’ingresso è a pagamento.

Ma gli euro non fanno paura nel villaggio del Natale La conferma la trovi proprio dai classici stinchi: costano 14 euro, più che al mercato internazionale, ma vanno a ruba, perfino al prezzo di mangiarli in piedi. E nel pomeriggio la folla aveva ripreso a salire. Non solo i gruppi arrivati in pullman ma anche i semplici aretini: via Seteria è il termometro, quando fatichi a camminare lì significa che l’affare è fatto.

E non è solo via Seteria ad ostacoli: lo è tutta la parte alta del Corso. Al di là del parallelo al Canto dei Bacci nella normalità passa al massimo un aretino su cinque nelle serate normali di movida: stavolta batte tutto il tratto storico, quello da via Cavour a San Michele. La gente si accalca, indirizzata da una segnaletica più ficcante di un anno fa. E a goderne sono anche i locali: oltre il Canto de’ Bacci ma non solo le famiglie finiscono per rifugiarsi tra bar, gastronomie e dintorni.

La pioggia, non fitta ma gelata quasi più della riottosa pista di pattinaggio del Prato, non raffredda la febbre tirolese ma moltiplica le presenze al caldo. I locali sotto le Logge sfoggiano quelle stufe verticali che un tempo erano di casa solo sopra Bolzano. Ma ormai noi e Bolzano siamo una cosa sola.

Il resto? L’impressione è che nei negozi un certo fermento ci sia, anche se il traguardo dei regali è lontano. E che il mercatino a sud del Corso convogli più gente del solito. C’è posto per tutti nella città di Natale, anche se qualcuno ha una poltrona e qualcuno uno strapuntino. E gli altri si consolano mangiando stinchi di maiale in piedi.