"Ci segua padre": carabinieri alle 2.30 al convento, Graziano a Rebibbia. "Sono innocente"

La Cassazione conferma la sentenza a 25 anni. L'avvocato: "Ricorreremo alla Corte Europea, violati i diritti della difesa"

L'arrivo in carcere di Graziano

L'arrivo in carcere di Graziano

Arezzo, 21 febbraio 2019 - Una giornata lunghissima che si chiude alle 22,35 e che spalanca le porte del carcere a padre Graziano Alabi. Già prima di mezzanotte i carabinieri erano al convento per trasferirlo al comando generale e oggi è scattata la traduzione a Rebibbia. E’ Graziano, per la giustizia italiana, l’omicida. E’ lui che ha ucciso Guerrina Piscaglia per poi nasconderne per sempre il cadavere.

L'esecuzione dell'arresto è avvenuta alle 2.30, protagonisti i carabinieri di Arezzo, guidati dal maresciallo Tommaso Surico, che hanno prelevato il sacerdote congolese dal convento romano dell'Ordine dei Padri Premostratensi, dove ha scontato gli arresti domiciliari con l'applicazione del braccialetto elettronico. E fino all'ultimo il frate ha mantenuto la sua linea: "Sono innocente"

La Cassazione conferma la sentenza di appello: 25 anni di galera per il religioso arrivato dal Congo e spedito nella miniparrocchia di Ca’ Raffaello dove è stato viceparroco fino al disgraziato anno 2014. Era il primo maggio, festa del lavoro, quando Guerrina scomparve subito dopo l’ora di pranzo. Sparita nel nulla in una cinquantina di metri, quelli che separano la casa dalla canonica. Quasi cinque anni più tardi, dopo una prima condanna a 27 anni scontata a 25 in appello, la Cassazione ha messo dunque la parola fine alla vicenda giudiziaria, pur se un altro ricorso è in essere.

Lo ha annunciato l’avvocato della difesa, Riziero Angeletti: «Violati i diritti, ricorreremo alla corte europea di giustizia». Ma andiamo con ordine, iniziando dalla tarda mattinata di ieri quando l’udienza ha avuto inizio davanti a un folto stuolo di avvocati, giunti a Roma insieme ad alcuni familiari di Guerrina, in primis il marito Mirco Alessandrini.

Tocca a Elisabetta Cesqui pronunciare la requisitoria per la procura generale. Perentoria. Troppi gli indizi nei confronti di padre Graziano per poter pensare a una ricostruzione diversa. Gli sms, l’invenzione della fantomatica figura di zio Francesco, la probabile relazione fra il religioso e Guerrina. Pollice verso dunque: il ricorso della difesa va rigettato e la condanna confermata in toto.

E’ pomeriggio inoltrato quando l’avvocato Riziero Angeletti si schiarisce la voce e pronuncia la difesa appassionata di Graziano. Il mancato ascolto di sette testimoni che sostengono di aver visto Guerrina, dice, ha leso i diritti dell’imputato. E contesta con asprezza quelle che definisce congetture nella motivazione del verdetto di appello: ovvero lo strangolamento a mani nude di Guerrina e la supposta relazione sessuale che ci sarebbe stata tra i due.

Ma è sui testimoni, specifica a sentenza notificata, che si fonderà il ricorso alla corte europea di giustizia. Riavvolgendo il nastro, la corte presieduta da Antonella Patrizia Maffei si ritira in camera di consiglio poco prima delle 20 per emergerne quasi tre ore dopo con l’inappellabile verdetto che consegna alla galera il quarantenne religioso congolese.

Lui, padre Graziano, provatissimo nel convento premostratense dove scontava i domiciliari, accusa il colpo ma dice che andrà «avanti serenamente, forte della mia fede e della mia innocenza». Appena il tempo di parlare una prima volta con Angeletti e subito si ritrova i carabinieri di fronte. Chiama di nuovo il legale, «cosa devo portare via?», gli chiede.

Subito dopo la sentenza della Corte Suprema infatti i carabinieri della compagnia di Arezzo, guidati dal maresciallo Tommaso Surico, incaricati dell'esecuzione del provvedimento, si sono presentati nel convento dell'Ordine dei Padri Premotratensi. I militari hanno invitato il frate congolese a prendere i suoi effetti personali e a seguirlo. Dopo le formalità di rito, il sacerdote è stato trasferito nel carcere romano di Rebibbia.

Frammenti di umanità prima che cali il sipario. «Voglio sapere dov’è il corpo di mia moglie», sussurra intanto a fine serata il marito di Guerrina a fianco del suo avvocato Nicola Detti. Ed è questo l’ultimo, insolubile giallo di una vicenda che per anni ha tenuto tutti con il fiato sospeso.