Salvatore Mannino
Cronaca

Buon vivere: nuova classifica, Arezzo straperde il derby con Siena

La graduatoria di Avvenire presentata sabato: i cugini prevalgono in tutti i settori, tranne che nella sicurezza e nel lavoro. Le altre posizioni

Una veduta di Arezzo

Una veduta di Arezzo

Arezzo, 11 novembre 2019 - Ora che si avvicina il momento degli esami di fine anno, ovvero le due classifiche sulla qualità della vita elaborate dai quotidiani economici, quella del Sole-24 Ore in primis, ma anche la gemella di Italia Oggi, nelle quali durante gli ultimi anni Arezzo ha rimontato posizioni su posizioni, è forse il caso di dare un’occhiata anche alle verifiche di medio termine già elaborate da altri studiosi e altri centri di ricerca.

E’ il caso della graduatoria del Buon Vivere del giornale cattolico Avvenire, i cui risultati sono stati presentati sabato nel corso di un convegno organizzato da Acli e Koinè. Il voto finale, ahinoi, non è brillantissimo: un cinquanteseiesimo posto nazionale che sta nell’aurea mediocritas, quello dello studente, questa provincia appunto, che avrebbe le possibilità ma si accontenta di vivacchiare.

Lo dimostra la posizione nella graduatoria regionale, la settima, dietro tutti tranne la solita e disperata Massa Carrara, Lucca e Pistoia. Dirà qualcuno come sia possibile, visto che gli altri studi, almeno per l’anno scorso, danno gli aretini nei primi venti, al massimo trenta, posti. Frutto, rispondono i curatori della classifica di Avvenire, di parametri che non sono solo quelli oggettivi delle statistiche ma anche della loro proiezione in chiave etico-sociologica, con particolare attenzione alle indicazioni del Papa.

Il che non serve ad evitare che anche questa graduatoria sia dominata dalle solite realtà del Nordest, la parte più vivace d’Italia insieme a Milano e dintorni, e dalle due province autonome di Bolzano e Trento, che forti del loro statuto e dei trasferimenti statali, si piazzano al primo e al secondo posto, seguite da Pordenone. Sono le province della ricchezza, del benessere collettivo e anche del capitale sociale, ossia della fiducia nell’interagire collettivo.

Arezzo si avvicina solo quanto a impegno civile, graduatoria parziale in cui è dodicesima. Per il resto deve galleggiare fra l’Italia della qualità della vita (al nord e in parte del centro), e quella del malessere, tutto il mezzogiorno. Fa effetto in particolare il confronto con la cugina-rivale Siena, che prevale praticamente dappertutto. L’unica classifica in cui gli aretini stanno meglio dei senesi è quella della legalità e sicurezza.

Facciamo benino anche in tema di lavoro, dove siamo i migliori della Toscana, compreso Firenze. E’ proprio vero che nel paese dei ciechi l’orbo è re, perchè, i dati dell’occupazione, come sottolinea Paolo Peruzzi di Koinè, non sono esattamente brillantissimi: 15 mila iscritti al collocamento, un aretino in età attiva su quattro, ossia il 26 per cento, 3200 giovani fra i 18 e i 30 anni che non lavorano e non studiano, abbandonati a se stessi e a un mercato asfittico.

Non è un caso forse che nella graduatoria collegata dell’economia Arezzo sia solo sessantonovesima, dietro anche alla solita Siena. Strano per una manifattura rampante che è in testa ai dati dell’export, ma lo studio considera, sulla lezione di Papa Bergoglio, anche l’inclusione, ossia le diseguaglianze sociali, che qui restano più forti. Infine la salute.

Non male in assoluto, quarantanovesimi, ma molto indietro in regione rispetto a Pisa, prima, Siena, terza, e Firenze, quinta. La Usl è la stessa dei senesi, ma il vero polo d’eccellenza è sotto la Torre del Mangia. Qui restano le briciole