Sanzioni annullate a Etruria, ecco perchè: Consob sapeva del dissesto dal 2013

Le motivazioni del verdetto con cui la corte d'appello di Firenze ha cambiato le carte in tavola. Ora anche gli altri vertici, fra cui papà Boschi, verso la cancellazione delle multe

Manifestazione risparmiatori Banca Etruria

Manifestazione risparmiatori Banca Etruria

Arezzo, 10 agosto 2018 - E' come nei giochi di prestigio dell’antico mago Silvan: sim salabim e la stangata non c’è più. Almeno quella inflitta da Con- sob giusto un anno fa (il 6 agosto 2017) ai sindaci revisori e a un consigliere d’ammi- nistrazione della fu Banca Etruria, pietra dello scandalo del grande caos creditizio e adesso assorbita da Ubi. Sono alcune centi- naia di migliaia di euro, ma tutto lascia cre- dere che così come la corte d’appello di Fi- renze ha annullato questa prima tranche di sanzioni, finirà nei prossimi giorni per cancellare anche le altre comminate ai ver- tici dell’ex Bpel, fra cui Pierluigi Boschi, già vicepresidente e padre dell’ex ministro Maria Elena, per un totale di 2,7 milioni. La motivazione della sentenza, infatti, pa- iono prestarsi per tutti coloro che hanno fatto ricorso a suo tempo: Consob sapeva delle pessime condizioni di salute della banca aretina almeno dal dicembre 2013, informata da Bankitalia.

LE CARTE a sostegno di questo scenario, in contrasto con quanto sostenuto dalla Commissione per la Borsa, che sosteneva di aver saputo dei guai di Etruria solo nel maggio 2016, dopo la liquidazione del 22 novembre 2015 e il fallimento del febbraio successivo, le hanno portate in giudizio i protagonisti del ricorso, ma Qn le aveva an- ticipate già l’11 agosto dello scorso anno, quando pubblicò in anteprima il documen- to che per i giudici fiorentini taglia la testa al toro: la comunicazione con cui Banca d’Italia trasmetteva appunto a Consob la lettera inviata dal governatore Ignazio Vi- sco ai vertici della fu Bpel il 5 dicembre 2013, protocollata dalla Commissione il giorno successivo. Lì c’era già tutto: «Ban- kitalia ritiene che Bpel non sia più in gra- do di percorrere in via autonoma la strada del risanamento» e ordine la convocazione del Cda per procedere alla fusione con un altro istituto di «elevato standing».

Bene, dice la Corte d’appello, delle due l’una: o Consob riteneva che il prospetto dell’aumento di capitale da 100 milioni era falsato e doveva quindi procedere con una sua indagine, oppure non c’erano ele- menti per sanzionare. In ogni caso, il presi- dente del collegio dei sindaci Massimo Tezzon, già segretario della stessa Consob, multato per 84 mila euro, i colleghi reviso- ri (72 mila euro ciascuno) e l’ex membro del Cda Andrea Orlandi (stangato per 144 mila euro) non potevano essere perseguiti. Un principio che probabilmente vale an- che per le altre contestazioni (le subordina- te del 2013) e per gli altri big sotto accusa: il presidente Giuseppe Fornasari (195 mi- la euro), l’ex Dg Luca Bronchi (200 mila) e anche papà Boschi: 120 mila. Per la Con- sob è una gran brutta smentita.