Palio, parla il mossiere. "Rincorsa, non sarà come alle prove"

Magni spiega come agirà. Scambio di battute con Siri dopo la Tratta

Fabio Magni (foto Lazzeroni)

Fabio Magni (foto Lazzeroni)

Siena, 14 agosto 2017 - La rincorsa. Sempre lei. Il tormentone degli ultimi anni. Anche per il mossiere Fabio Magni non sarà certo una passeggiata questo Palio. Perché i capitani l’hanno già detto, e glielo ripeteranno, che la rincorsa non può essere penalizzata. Insomma, si corre in 10. E qualche volta si può anche vincere da questa posizione come dimostra l’ormai lontano capolavoro di Salasso su Caro Amico nel 2006. Aveva gli occhi puntati addosso Fabio Magni, nella prima prova. Ha annullato quando doveva (vedi la forzatura di ieri sera), ha abbassato dandola buona anche se Trecciolino su S’othieresu (Bruco) non è poi sfilato via. L’aveva detto il capitano Simone Manganelli che sarebbe stato un approccio soft. Tutto liscio, insomma, dopo il polverone per aver lasciato Sarbana al canape nella quarta batteria della Tratta, montata da Antonio Siri. Che, a caldo, non risparmia critiche al mossiere. «Ormai bisogna mettere le gabbie. Uno non può fare una valutazione, provare in un determinato modo», sbotta. «Se mi ha richiamato? Proprio no. Ero solo fermo al verrocchino ad aspettare il momento giusto perché con Sarbana volevo provare la partenza di rincorsa. Non l’ha mai fatta, solo una volta a Monticiano», aggiunge. E poi sentenzia: «Non ho discusso con nessuno, tantomeno con il mossiere. L’ho guardato e mi sono messo a ridere. Non è il verso giusto per farsi rispettare. Da che mondo é mondo, la mossa la decide chi é di rincorsa non il mossiere che si deve limitare ad abbassare il canape e a non farli battere».

Quasi un cambio di metodo fra le prime batterie e le ultime?

«Non c’è stata differenza. Nelle prime forse i fantini volevano provare di più i cavalli, hanno cercato di forzare per lavorarci. Poi c’è stata la batteria in cui ho ritenuto opportuno far partire gli altri cavalli perché erano fermi. Perfetti. Più di quattro volte ha avuto l’occasione, non mi sembrava giusto lasciarli a lungo lì. E l’ultima è stata una partenza che è venuta bene».

Siri però dice che la rincorsa dà la mossa.

«Ripeto. Capisco quando c’è al canape l’avversaria. Ma con i cavalli che possono farsi male, perché il fantino fa ‘entra-non entra’, trovo che sia più opportuno salvaguardare i cavalli».

Forse serviva un pizzico di pazienza in più.

«Ne ho avuta. Li ho fatti lavorare. Da prendere ad esempio Scompiglio: lui ha fatto più o meno lo stesso lavoro per tranquillizzare il cavallo prima di entrare. Però poi a un certo punto ha preso la decisione».

Se una situazione come quella della quarta batteria si ripresentasse al Palio?

«Allora le cose cambiano. Bisogna attendere. Non sono prove. E dare tempo alla rincorsa di studiare il suo ingresso».

I capitani hanno fatto raccomandazioni sul ruolo della rincorsa.

«Giusto. Si può sempre migliorare».

Diverse rivali ma cavalli esperti. La rassicura?

«Avere cavalli esperti e fantini che lo sono altrettanto aiuta molto. Li conoscono. Rappresenta una maggiore garanzia».