"Nessuno vuol lavorare nel tessile. In estate si preferisce andare al mare"

Tanti i rifiuti a luglio e agosto: soprattutto italiani fra i 40 e i 50

 Amalia Angelini (a sinistra) lavora per il Consorzio Gsi con sede nel viale Montegrappa

Amalia Angelini (a sinistra) lavora per il Consorzio Gsi con sede nel viale Montegrappa

Prato, 18 giugno 2015 - «La crisi è una scusa, il lavoro c’è per chi ha voglia di lavorare». Parola di Amalia Angelini responsabile risorse umane del Consorzio Gsi fornitore di servizi in outsourcing in vari settori merceologici nelle province di Prato e Firenze, che fatica a trovare personale disponibile per lavorare full time nel settore tessile. Specie nel periodo estivo. «Siamo disperati e allibiti – spiega Angelini – perché le persone arrivano a rifiutare contratti che prevedono tutte le garanzie, con stipendio di circa 1200 euro al mese solo perché preferiscono andare al mare. Tappezziamo siti internet, giornali e non solo di annunci per la ricerca di addetti allo stiro, al controllo qualità nell’abbigliamento e pronto moda e riceviamo pochissimi curriculum. Nel periodo estivo il lavoro tessile è ai massimi livelli perché ci si prepara per la stagione invernale ed è proprio per luglio e agosto che fatichiamo a trovare personale. Ci sembra strano incontrare queste difficoltà in una città dove i reduci del tessile, persone preparate e formate, dovrebbero essere molti dato il grande numero di aziende che negli ultimi anni ha chiuso i battenti».

 I dati che il Consorzio Gsi esibisce sono impressionanti: su dieci assunti, la metà nell’arco di un mese rinuncia al lavoro con le motivazioni più varie. «Quando si presentano ai colloqui – racconta Angelini – tutti ci dicono che hanno bisogno di lavorare e che non riescono a far fronte alle spese quotidiane, una volta assunti provano un giorno poi rinunciano oppure si mettono in malattia per l’intera durata del contratto, o tornano a dirci che otto ore sono troppe e che sarebbe meglio il part time, o ci ripensano e fissano le vacanze per andare al mare».

 I più schizzinosi, strano a dirsi, non sono i giovani ma italiani nella fascia fra 40 e 50 anni, quelli che tanti anni fa, “quando Berta filava“, erano forse abituati a scegliere fra una ditta e l’altra senza paura di rimanere senza. Promossi gli stranieri che però date scarsa formazione specifica e difficoltà di lingua è difficile impiegare in ambiti come tessile e abbigliamento.

«Le difficoltà maggiori nel reperire personale – continua Angelini – le abbiamo nel settore dove abbiamo bisogno di figure specializzate. In altri settori riusciamo a risolvere con personale straniero. Rumeni, ucraini, polacchi, che da piccoli hanno vissuto guerre e disagi nei paesi dell’Est, sanno bene qual è il valore del lavoro e del denaro non si tirano indietro se occorre operare d’agosto».

«L’aspetto più assurdo – conclude Angelini – è che noi offriamo a queste persone la possibilità di un lavoro che inizialmente può essere in alcuni casi a tempo determinato ma che se la persona è valida e in gamba può trasformarsi a tempo indeterminato sia nella stessa azienda o comunque impiegando la risorsa in altre mansioni. E’ vero la crisi esiste, ma tante persone non hanno molta voglia di fare sacrifici».