"Dieci volte sul palco del Blues. Senza fronzoli, come la sua musica"

Il patron del festival ricorda B.B. King, morto ieri a Las Vegas: "Diverso dalle solite rockstar"

BB King al Pistoia Blues (foto Quartieri)

BB King al Pistoia Blues (foto Quartieri)

Pistoia, 16 maggio 2015 - Le note calde di «Lucille» non riempiranno mai più piazza Duomo. A quattro mesi dal suo 90esimo compleanno, B.B. King si è spento ieri a Las Vegas per le conseguenze del diabete di cui soffriva da lunghi anni. Il nome di uno dei chitarristi più influenti di sempre è legato a filo doppio con il festival Blues di Pistoia. Riley B. King è l’artista che più di ogni altro si è esibito sul palco di piazza Duomo, assicurando ogni volta il pieno di pubblico e di emozioni. Quasi un «cittadino onorario» – hanno scherzato con affetto tanti in città – di Pistoia e del suo festival più conosciuto in Italia e all’estero. Con Muddy Waters, John Lee Hooker e altri, B.B. King, già famosissimo in tutto il mondo, aveva preso parte all’edizione del debutto nel 1980. Da allora il suo nome è figurato in cartellone altre nove volte. Con l’inseparabile «Lucille», la sua Gibson, aveva suonato per l’ultima volta al Pistoia Blues di tre anni fa.

«Non è cambiato nel corso degli anni, è sempre rimasto il solito uomo pacato e gentile, ben diverso da tante rockstar che ho incontrato», ricorda il patron del Festival, Giovanni Tafuro. Non aveva mai abbondonato i modi gentili del ragazzo nero cresciuto povero nella campagna del Mississipi. Ai concerti, le richieste per il camerino erano sempre semplici, giusto qualche accortezza per il cibo a causa del diabete: anni luce di distanza dalle bizze di tante, meno talentuose, star che si sono affacciate al Pistoia Blues. «Era riservato, poco appariscente, capace di ironia ma sempre estremamente professionale – spiega ancora Tafuro –. Anche per questo ha sempre fatto dei grandi concerti. Privo di fronzoli, era concentrato sull’esibizione». E’ stato per quella riservatezza che, malgrado le tante presenze, le visite al centro di Pistoia sono state pochissime. «Prima e dopo i concerti preferiva restare nella sua camera di albergo a Montecatini», continua Tafuro che per l’organizzazione del festival ha incontrato B.B. King anche a New York. Anche in quell’occasione aveva dato conferma della sua professionalità di chitarrista e cantante. «Aveva ottimi rapporti con lo staff e, soprattutto, con il pubblico. Nel ’95 non riuscì a suonare, ma soltanto a causa di una crisi diabetica. Si esibì la sua band. Non è retorico dire che la sua è stata una delle presenze più significative del festival».

s.t