Manolo, scalatore-mito: "L’alpinismo è un viaggio per superare i propri limiti"

Festival della Mente a Sarzana, fra gli ospiti lo scalatore Maurizio Zanolla, detto Manolo, pioniere dell'arrampicata libera

Maurizio Zanolla detto Manolo (Foto concessa da Lo Scarpone)

Maurizio Zanolla detto Manolo (Foto concessa da Lo Scarpone)

Sarzana, 3 settembre 2015 - Manolo, lei è stato il primo in Italia a praticare l’arrampicata libera e il primo italiano a salire una via d’arrampicata di difficoltà: quanto è importante il silenzio per entrare in comunione con la natura?

Non lo so se sono stato il primo italiano a fare dell’arrampicata libera, ma certamente il primo a farlo già alla metà degli anni 70 anche sulle grandi pareti dolomitiche, spostando decisamente il limite delle difficoltà. Credo di aver contribuito poi, insieme a molti altri, allo sviluppo di questa attività, e l’ambiente naturale è sempre stato un elemento essenziale dove vivere in armonia la mia passione.

Ha iniziato ad arrampicare a 17 anni e la sua evoluzione tecnica passa attraverso l’utilizzo di appigli sempre più piccoli, equilibri molto precari: quanto è importante l’aspetto psicologico?

Molto, soprattutto se si scala in montagna dove le condizioni ambientali e oggettive rendono questa attività più pericolosa, rendendola una disciplina che necessità di molteplici esperienze, fra le quali la capacità mentale di superare o resistere a situazioni che improvvisamente possono diventare estreme.

La descrivono come un uomo schivo: forse perché vive la sua passione per l’arrampicata in maniera personale, filosofica...

Può darsi, la verità è che trovo sempre piuttosto imbarazzante raccontare e raccontarmi.

Maurizio, perché Manolo è soprannominato “Il Mago”?

Potrebbe essere perché per un certo periodo della mia vita salivo senza grande difficoltà dove gli altri faticavano o non riuscivano.

Qual è la sua idea di superamento del limite e cosa rappresenta per lei l’alpinismo?

L’alpinismo è stato un meraviglioso e difficile viaggio in un ambiente che mi ha permesso di conoscermi soprattutto nelle mie debolezze, nei miei errori e nei miei limiti, sviluppando un senso di responsabilità e consapevolezza che in certi momenti mi hanno permesso di andare avanti o rinunciare... Ma riconosco anche che è molto difficile separare il coraggio dall’ incoscienza e, a volte, forse sono stato semplicemente fortunato.

Ricerca interiore, ricerca di equilibrio e di espansione di se stesso: discipline valide anche nella vita quotidiana, per esempio nel rapporto con i figli Alice e Nicolò?

La ricerca dell’equilibrio è stata ed è ancora una grande ambizione che forse non riuscirò a raggiungere. I miei figli non scalano le montagne non hanno la mia passione ma questo credo non sarà sufficiente a evitare quelle della vita, che a volte possono essere anche più difficili e cercherò di aiutarli.

Letizia Cini