Santamaria nei panni del soldato: "Quei ragazzi al fronte che la guerra voleva nemici"

L'incontro con i bambini dedicato al centenario del primo conflitto mondiale

L'attore Claudio Santamaria

L'attore Claudio Santamaria

Grosseto, 21 ottobre 2015 - L’attore Claudio Santamaria oggi è stato ospite di un incontro dedicato al centenario della Prima Guerra Mondiale, organizzato dalla scuola media Ungaretti di Grosseto. I bambini hanno letto emozionanti brani di lettere dal fronte, suonato e intonato canti.

Santamaria è stato invitato poiché ha recitato nel film “Torneranno i prati” diretto dal regista Ermanno Olmi, che parla di un episodio realmente accaduto sul fronte Nord-Est dopo gli ultimi sanguinosi scontri del 1917 sugli Altipiani. Ma è stata l’occasione per chiedere all’attore anche altro, a esempio come si è trovato a interpretare il maestro Alberto Manzi nella miniserie “Non è mai troppo tardi”, andata in onda lo scorso anno sulla Rai con record di ascolti. Proprio per la sceneggiatura del film tv su Manzi, Santamaria ha conosciuto la professoressa Sonia Boni, seconda moglie del maestro che insegnò a milioni di italiani a leggere e a scrivere. L’attore quindi si è reso disponibile per questo incontro, rispondendo alle domande dei ragazzi e alla fine firmando centinaia di autografi.

Come si è preparato per il ruolo del soldato?

“Oltre a seguire le indicazioni del regista, mi sono documentato all’Archivio storico dell’Esercito. Mi interesso sempre dell’aspetto pratico del mio personaggio, di come vive la quotidianità. Ho studiato il codice di comportamento dei soldati, ho letto romanzi e visto film sull’ultima guerra ‘umana’, dove cioè i nemici si fronteggiavano a pochi metri”.

Si è trovato a suo agio con il regista?

“Il cinema di Olmi mi ha sempre affascinato perché riesce a prendere un piccolo accadimento e, mettendoci sopra la lente di ingrandimento, a trasformarlo in un film. Anche ‘Torneranno i prati’ narra di un episodio alla fine della prima guerra mondiale. Ma Olmi è entrato talmente in profondità da far vedere la storia del mondo. Sul set ha cercato di farci rivivere le sensazioni che provavano quei giovani soldati al fronte, al freddo di meno venti gradi sotto zero, con le scarpe lacere, a pochi metri dal nemico. Quello che più mi ha colpito è che quei ragazzi, che la guerra voleva nemici, la sera cantavano insieme, per poi tornare a uccidersi il giorno dopo. È stata un' esperienza intensa, commovente”.

Adesso invece un ruolo brillante nella fiction Rai “É arrivata la felicità”.

“Fantastico lavorare con Claudia Pandolfi, mi sono divertito”.

In quale personaggio finora si è ritrovato di più?

“Forse in ‘Passato prossimo’ di Maria Sole Tognazzi. Una commedia che lei ha scritto proprio addosso a noi attori”.

Quando uscirà il suo prossimo film?

“A inizio 2016, si intitola ‘Lo chiamavano Jeeg Robot, riprendendo il nome di un cartone animato giapponese molto popolare”.

È in qualche modo legato alla Maremma per aver rappresentato il maestro Manzi, che nel 1986 da Roma si trasferì in provincia di Grosseto insieme alla seconda moglie Sonia, da cui ha avuto la figlia Giulia. E a Pitigliano, in cui ha vissuto l’esperienza di sindaco, si è spento il 4 dicembre del 1997. Cosa le ha lasciato questa interpretazione?

“Mi ha aiutato tantissimo a essere più bravo nel rapporto con mia figlia, a saper stimolare la fantasia e la curiosità per facilitare l’apprendimento e renderlo più interessante”. Ma lei a scuola com’era? “Bravo nelle materie che mi stavano più a cuore, per il resto vivevo un po’ di rendita”.