La Cina sbaraglia il Polifonico: il Gran Premio a Pechino

Gran finale a sette e finalmente il ritorno al Petrarca. Le ragazze spagnole trionfano al "popolare", sacrificato nella Pieve per motivii di sicurezza

La premiazione del coro vincitore

La premiazione del coro vincitore

Arezzo, 27 agosto 2017 - Questa volta in Cina non c’è andato Marco Polo, ma Guido Monaco: sono i bambini cinesi di Pechino i vincitori del Gran Premio: li ha fatti volare la loro spettacolare interpretazione del “Volo del calabrone”  di Rimskj-Korsakov! L’altro risultato che mancava all’appello è quello del  “Popolare” dove  il pubblico ha blindato il “ciclone” delle ragazze spagnole del coro “Aurum” di Lanco.

Al Gran premio erano stati ammessi in sette (il “Genova Vocal Ensemble”, il “Rezonans” di Istanbul, il Beijng Philarmonic Choir  di Pechino, l’Uranien Vokalensemble di Oslo, i Mornington Singers di Dublino e il “Vokalensemble Vocappella” di Innsbruck).  Ma riavvolgiamo il film e torniamo alla cronaca. Venerdì sera il “popolare” ha fatto registrare il consueto miracolo del pienone di pubblico. Nel senso che la Pieve letteralmente straboccava e non tutti gli aretini (che da decenni seguono per davvero questa fase del concorso) sono potuti entrare. Comprendiamo fino ad un certo punto i motivi di sicurezza, ma il “popolare” è una kermesse di pubblico e va fatto all’aperto: abbiamo Piazza S. Domenico, il sagrato della Cattedrale, l’Anfiteatro,  la Fortezza: mai più in chiesa!

La giornata di ieri è stata a dir poco campale per gli addetti ai lavori, ma anche del massimo interesse per i semplici appassionati di musica. In mattinata ha avuto luogo, sempre con la Pieve stipata, la categoria 3 (programma profano) che ha visto per la terza volta i cori scendere in campo, dopo il programma sacro e quello monografico: e non sono mancate le emozioni con l’Elgar (Go, song of mine) dei Turchi, la freschezza della polifonia novecentesca dei Genovesi, la tecnica brillante dei bambini cinesi (bravissimi e tenerissimi: quelle baby di vernice delle bimbe coi calzinotti bianchi!).  

Nel secondo pomeriggio, dopo le sette esibizioni tirate allo spasimo del Gran Premio, il secondo straordinario omaggio a Monteverdi nel 450° della nascita, da parte di “Odhecaton”, i magnifici undici diretti da Paolo Da Col, impegnati in celebri pagine sacre del Cremonese. Improvvisamente, “come per incantamento” avrebbe detto Dante, la nostra S. Michele è diventata S. Marco e ci siamo trovati immersi nella magia di una musica senza tempo, eseguita con la massima approssimazione filologica da tutti uomini, impegnati anche (la “squadra” conta ben quattro controtenori) nelle voci femminili.

Una meraviglia! E non è finita qui perché in prima serata, in attesa della proclamazione del vincitore assoluto, ancora una categoria, la 6 (Arezzo Colour Prize) con Inglesi, Genovesi e Cinesi impegnati in brani di colore (spettacolari i bambini di Pechino alle prese con gli Spirituals da “Harlem Songs” di Gwyneh Walker: la musica annulla tempo, spazio e ideologie!). Insomma un Polifonico memorabile nel quale la cornice ha giocato a rubare la scena al quadro!