La moglie non lo rivuole a casa, resta in carcere l'investitore di San Leo

La donna lamenta di "essere stata minacciata e offesa per tutta la vita coniugale". "Le ho investite sulla strada" dichiara: ma un testimone lo esclude. Il brivido dei funerali all'Orciolaia; La fiaccolata e la camera ardente

L'arrestato

L'arrestato

Arezzo, 5 febbraio 2016 - E' in carcere e ci resta. Non l'ha voluto a casa neppure la moglie, che lo descrive come un violento schiavo dell’alcool, «dedito alla gozzoviglia» e sempre pronto a maltrattare lei e la figlia. Danut Alexe, il rumeno ubriaco che domenica  ha travolto e ucciso la piccola Letizia Fiacchini e la madre Barbara, non sarebbe uscito di galera lo stesso, ma il rifiuto della signora, che gli aveva già intentato causa di divorzio in Romania, ad ospitarlo negli arresti domiciliari gli ha chiuso anche l’ultima strada.

Il carcere di San Benedetto sarà il suo unico rifugio fino al processo o almeno per i prossimi sei mesi se le indagini del Pm  non dovessero concludersi come tutto lascia prevedere. Lo certifica l’ordinanza di custodia cautelare firmata ieri mattina dal Gip Anna Maria Lo Prete, che ha sciolto la riserva dopo l’udienza preliminare di mercoledì.

Lì il romeno aveva compiuto un altro errore madornale, fornendo una ricostruzione dell’incidente che non regge dinanzi al racconto di un testimone. Lui dice di aver investito Letizia e Barbara sulla carreggiata, ma il guidatore che lo precedeva non ha dubbi: madre e figlia erano sul marciapiedi, la minicar è improvvisamente sbandata e poi si è cappottata più volte, dopo aver travolto le vittime.

L’automobilista spiega di non aver visto in diretta l’investimento. Si è fermato per soccorrere il rumeno e si è accorto di madre e figlia sul marciapiede. Motivazione della custodia cautelare? Il rischio di reiterazione del reato. E’ concreta l’ipotesi, scrive il Gip, che il rumeno possa ubriacarsi ancora e rimettersi al volante.

Lo si può desumere da tutto il suo stile di vita, la moglie dice di essere stata «minacciata e offesa per tutta la vita coniugale», tanto da «temere per l’incolumità propria e della figlia per il carattere violento del marito». Un ritratto al vetriolo e il racconto della sera della tragedia. Prima la grigliata con abbondanti bevute insieme ad alcuni amici nella casa di Indicatore, poi la decisione di mettersi alla guida per andare a bere ancora al ristorante cinese della Multisala Europlex. «L’incidente - chiosa Anna Maria Lo Prete - è avvenuto non per semplice distrazione o negligenza», ma in virtù di «un costume di vita dell’indagato non facilmente sradicabile caratterizzato dalla totale assenza del senso del collettivo». 

"Ho perso il controllo dell'auto. Ogni notte penso alla bimba distesa a terra. Avevo bevuto, sì, ma non avevo la sensazione di essere ubriaco". Poi aggiunge: "Le ho investite sulla strada non sul marciapiede". Già nell'interrogatorio Danut aveva confermato la presenza di un solo passeggero, un amico con il quale aveva passato la serata.   Il fermato era risultato positivo ai due alcoltest (1,5 e 1,70), rischia grosso. Per l’omicidio colposo plurimo, aggravato dallo stato di ebbrezza, il codice prevede fino a quindici anni di carcere.