La sorella: "Di Guerrina il borsello in canonica". Teste esita: "Non so più se l'ho vista"

Riconosce il portafogli della donna scomparsa. Francesca rimette in discussione l'incontro del 2 maggio in Comune: "Non so più se era lei"

Gratien e nel riquadro la sorella, la nipote e l'amica di Guerrina

Gratien e nel riquadro la sorella, la nipote e l'amica di Guerrina

Arezzo, 5 febbraio 2016 - Colpo di scena nell'aula della Corte d'Assise. Un borsello, forse appartenente Guerrina sarebbe stato ritrovato tra gli oggetti sequestrati all'imputato nella canonica dopo la sparizione del 1° maggio 2014. E una testimone che doveva essere chiave per la difesa ("Ho visto Guerrina il giorno dopo la sua scomparsa" aveva detto inizialmente ) esita, inciampa nel racconto, ammette che non sa più se si trattasse proprio di lei.

Padre Graziano è a Roma e la prima seduta senza di lui non gli porta nulla di buono. In testa il giallo del borsello, quasi in chiusura. La sorella Donatella lo riconosce come quello della scomparsa. Ed è quello che era stato ritrovato alla metà di settembre 2014 nella perquisizione della canonica in cui aveva vissuto il frate più sospettato d’Italia.

Al tavolo dei testimoni c’è Donatella Piscaglia. Dioni apre un pacco tirato fuori dall’ufficio dei corpi di reato, con gli oggetti sequestrati durante la perquisizione. Nel bustone c’è anche un portafogli verde foglia. E Donatella se lo ricorda: «E’ come quello con le cifre di Gian Franco Venturi che aveva mia sorella, se non è lo stesso è uguale». E sarebbe una strana coincidenza. Ma non è finita, dentro c’è un assorbente: «Dello stesso tipo di quelli che usava Guerrina e anche lei aveva l’abitudine di portarli dentro il borsello». 

In mattinata il sostanziale dietrofront di Francesca Mossi. "Ero convinta di aver visto Guerrina il 2 maggio, ma ora non sono più sicura": Francesca Mossi ripete in Assise la testimonianza data in passato agli inquirenti e in varie trasmissioni Tv. Il 2 maggio, dunque il giorno dopo la data della scomparsa e nella quale la Procura fissa la morte della donna.

In udienza due amiche: Francesca Mossi e Elisa Tognacci, la nipote della Guerrina. Si danno appuntamento a Novafeltria, fanno colazione insieme. La nipote e Francesca si separano subito dopo. Quest’ultima va all’anagrafe col padre per alcune pratiche e quando esce si trova faccia a faccia con una che la saluta: ciao. E’ Guerrina? Lei inizialmente è convinta di sì, anche se stava parlando al telefono col fidanzato.

Prende il cellulare e chiama Elisa: ho visto tua zia. La nipote si precipita ma non trova nessuno, come non troverà nessuno suo padre, che domanda anche agli impiegati. Per Francesca la donna misteriosa era vestita con una felpa grigia e il cappuccio. Ma Elisa nega che la zia ne abbia mai avuta una, lo conferma anche la sorella di Guerrina, Donatella. E allora? «Forse sono stata suggestionata dal fatto che Elisa mi aveva parlato della scomparsa», dice l’amica. 

Fosse vero salterebbe l’intero impianto accusatorio, ma la ragazza  ogni volta si mostra meno sicura. Era davvero Guerrina? Chissà, il riconoscimento si è fatto più flebile, anche se lei e la presunta vittima si erano conosciute relativamente bene qualche mese prima, sempre a Novafeltria, in ospedale. Per la difesa era indubbiamente una carta da sfruttare ma il fare dubbioso della testimone, assolutamente incerta nel suo racconto, non agevola certo il lavoro dell'avvocato difensore Riziero Angeletti, mentre il Pm Marco Dioni ha avuto gioco facile nell'evidenziare con le sue domande le titubanze di Francesca Mossi.