Morto nel furgone dei panini, poca gente ma emozione all'ultimo saluto al piccolo Adam al San Donato

Il rito alle 11 all'ospedale, poi il corteo si è spostato verso San Leo per la sepoltura / LE IMMAGINI DEL FUNERALE / "ERA AL SICURO ACCANTO A NOI": IL DOLORE DEL BABBO / IL LUOGO DELL'INCIDENTE (FOTO)

I funerali al San Donato

I funerali al San Donato

Arezzo, 15 gennaio 2015 - Si sono tenuti stamani alle 11 i funerali del piccolo Adam, nel portico davanti la cappella del San Donato. Non alla moschea di Saione, come precedentemente annunciato, perchè troppo piccola per accogliere i tanti che avevano espresso la volontà di salutare per l'ultima volta il piccolo.  Un rito raccolto, una cinquantina le persone che si sono trovate stamani alla camera ardente, raccolti intorno alla piccola bara bianca. Poi l'Iman ha tenuto la cerimonia secondo il rito islamico rivolgendo la bara verso la Mecca.  Tanta commozione fra gli amici e i parenti. Momenti di estrema difficoltà per la mamma del piccolo, sorretta durante la cerimonia dal marito Simone. Con loro il ftaello maggiore di Adam, Omar, di 11 anni.

La Croce Bianca di Arezzo e di Rigutino si sono offerte per svolgere i funerali senza costi che a questo punto consisteranno in un corteo che si muoverà dalle 10  dall’ ospedale in direzione del cimitero di San Leo dove Adam sarà sepolto nell'area dedicata alle sepolture musulmane rivolto verso la Mecca.

AUTOPSIA L'autopsia non è riuscita a chiarire chi dei due "imputati", il fumo o il monossido, è il reale colpevole della morte di Adam. Saranno necessarie ulteriori, più approfondite analisi. 

Intanto il pm ha dato il nullaosta per la restituzione del corpo alla famiglia. Mercoledì mattina si terranno i funerali alla moschea di Saione mentre la sepoltura si terrà a San Leo. 

IN MOLTI, AMICI, conoscenti o semplici sconosciuti colpiti dalla triste vicenda, che in queste ore sono stati vicini alla famiglia, anche solo virtualmente, vorrebbero stringersi nell’ultimo saluto ad Adam. Intanto va avanti l’inchiesta, se pur dolorosa.

Come atto rigorosamente tecnico i due genitori sono stati raggiunti da un avviso di garanzia emesso dalla procura di Arezzo per il reato di omicidio colposo. A difendere i coniugi Banelli sarà l'avvocato Gabriele Tofi, che punterà la difesa sull'accidentalità dell'accaduto. Rimane ancora sequestrato il camioncino dei panini, anche questo un atto dovuto dell’autorità giudiziaria. L’unico sostentamento alla famiglia. Per questo è ipotizzabile che il pm Iannello ne disporrà il dissequestro a breve oltre al fatto che, da quanto si apprende, il veicolo non sembra entrare nella dinamica della tragedia, che ruoterebbe tutta intorno alla stufetta elettrica. O per un malfunzionamento oppure per un’anomala vampata di fumo causata dalla caduta di qualcosa sulla serpentina. Già nei prossimi giorni, è ipotizzabile, che Leila e Simone potranno riprendere il lavoro con il loro furgone. Ma ora è arrivato il tanto aspettato, temuto momento dei saluti, gli ultimi ad Adam. Salta l’autopsia sul corpo del piccolo Adam Banelli, due anni appena, morto in una fredda notte di gennaio dentro il furgone dei panini dei genitori.

LA STORIA «Aiutatemi, vi prego, salvatelo». E' la notte della tragedia nel furgone dei panini. E la mamma di Adam affida il piccolo tra le braccia dei soccorritori. Sono quasi le 23, il bimbo non respira più, il 118 si affaccia sull'orlo della tragedia.

Il medico e l’infermiera, Domenico Paci e Lorella Botarelli, stendono sull’asfalto il bimbo, lungo la strada e provano a salvarlo. Il racconto è concitato, sofferto,  Dopo tre minuti arriva l’ambulanza della Misericordia, madre e figlio vengono caricati a bordo, la rianimazione continua mentre la mamma prega «Prendi me, prendi me» ripete e urla ossessivamente con la disperazione di chi ha capito tutto ma non vuole crederci. Il respiro non arriva, il massaggio continua e continuerà anche al pronto soccorso, dove arrivano alle 23,19, come spiega nel dettaglio il dottor Massimilano Mafucci del 118. Il bimbo viene intubato, il massaggio al torace tenta di far ripartire il cuoricino,. Per quaranta minuti i medici non mollano mai. Si iniettano più dosi di adrenalina e atropina, si tenta il tutto per tutto. «Abbiamo provato e riprovato»: la resa solo a mezzanotte. «Non riusciremo mai a dimenticare quel faccino» diranno poi i sanitari dell’auto medica. Arrivano nel piazzale quando ancora è tutto buio. Troppo presto per aprire il furgone dei panini. I socorritori credono di aver sbagliato posto ma poi arriva la madre con il piccolo in braccio.  Ga.P.