Matrignano, le mamme arrivano al ministro: "Ci aiuti a non far chiudere la scuola"

Incontro con la titolare dell'istruzione Valeria Fedeli alla presenza di Lucia De Robertis. Il dossier sul caso ora è sulla scrivania del Governo

Le mamme con il ministro Valeria Fedeli e Lucia De Robertis

Le mamme con il ministro Valeria Fedeli e Lucia De Robertis

Arezzo, 27 aprile 2017 - Sono arrivate fino al ministro. Il ministro della pubblica istruzione Valeria Fedeli, che ora ha sul suo tavolo il dossier delle mamme di Matrignano sul futuro della loro scuola. Un incontro avvenuto alla presenza della vicepresidente del Consiglio Regionale Lucia De Robertis: a nome del comitato dei genitori due mamme della scuola "L'Aquilone"di Matrignano. E stamani saranno di nuovo in consiglio comunale per ascoltare una nuova interrogazione sul caso.

Lungo l'appello presentato. "Quando è iniziata la nostra vicenda mai avremmo immaginato di scomodare la massima autorità scolastica e in effetti, prima di farlo, abbiamo riflettuto e ci siamo confrontati a lungo. Chi Le scrive è un gruppo di genitori decisi ad impedire che il meccanismo avviatosi qualche settimana fa si concluda con la chiusura della scuola statale dell’infanzia “L’Aquilone” di Matrignano frequentata dai nostri figli e composta da due sezioni a cui afferiscono i bimbi di un quartiere pieno di giovani famiglie.

La nostra storia inizia il 20 Marzo scorso, quando, a bandi per le assegnazioni dei posti alla scuola dell’infanzia chiusi e a graduatorie pubblicate, abbiamo saputo che, in una conversazione non ufficiale, un importante esponente della giunta comunale aveva comunicato alla Dirigente scolastica che il nostro plesso non avrebbe riaperto i cancelli a settembre. Il motivo di una decisione tanto drastica e unilaterale era di quelle che fanno tremare i polsi alle famiglie: l’edificio non risultava rispondere ai necessari requisiti di sicurezza sismica e statica.

Il tam tam tra i genitori è stato immediato e abbiamo subito richiesto un’assemblea con la dirigente e le insegnanti. In quella sede, lo stesso esponente politico che aveva dichiarato lo stabile inagibile per il prossimo anno, ha aggiustato il tiro e ha dichiarato che la scuola era “sicura, ma non a norma” e che per questo andava chiusa in attesa dei lavori di ristrutturazione o ricostruzione che sarebbero partiti non appena si fossero trovati i fondi necessari e che i disagi preannunciati per le famiglie dei bambini già presenti e dei nuovi iscritti sarebbero stati arginati spostando tutti nel plesso di riferimento dell’istituto comprensivo, cioè presso la scuola Aldo Moro, nell’edificio della primaria, dove durante l’estate si sarebbero realizzati i lavori di adeguamento per ospitare le nostre due sezioni. I genitori hanno manifestato dissenso nei confronti di tali proposte: prima di tutto perché avvenivano “a giochi chiusi”, quando cioè non potevamo esercitare il nostro sacrosanto diritto di scelta della struttura in cui iscrivere i nostri figli; e in secondo luogo perché determinavano un brusco peggioramento delle condizioni di vivibilità dei nostri bambini e di quelli già presenti nella scuola destinata ad accoglierci.  Da quell’incontro in poi è iniziata per noi una specie di odissea che ci ha costretto ad oscillare tra  versioni diverse circa le reali condizioni della struttura finché non abbiamo iniziato a temere che l’intenzione sottostante fosse quella di sopprimere comunque il plesso, presente nel territorio da quasi 40 anni e unico presidio, insieme alla scuola elementare e all’ufficio postale, della presenza delle istituzioni nella zona. Per noi questo è e deve rimanere il tema centrale: se vogliamo che la famiglia rimanga uno dei collanti essenziali della società e della comunità è necessario che le istituzioni diano il proprio contributo garantendo i servizi primari, il più importante dei quali è forse proprio la scuola. Questa, secondo noi, è anche l’indicazione suggerita dalla legge sulla “buona scuola” redatta dal Governo in cui si riconosce la centralità dello sviluppo di servizi educativi diffusi nel territorio e che in questo caso verrebbe totalmente disattesa. Negli ultimi giorni ci sono stati ulteriori sviluppi e abbiamo appreso che, come avevamo sospettato fin dall’inizio, il reale progetto della Giunta è quello di operare un dimensionamento delle scuole per l’infanzia presenti nel territorio seguendo criteri di razionalizzazione. Purtroppo negli ultimi anni la politica ci ha abituato ad uno slittamento semantico e ormai noi cittadini siamo ben consapevoli che dietro il termine di razionalizzazione si cela quello di taglio lineare che poco si cura delle conseguenze sulla vita delle persone. Se così non fosse non si insisterebbe in un progetto che, a nostro giudizio, difetta proprio di razionalità e ragionevolezza. E’ ragionevole allontanare 50 bambini dal loro territorio, dal luogo in cui dovrebbero avvenire la loro crescita e loro formazione e rompere così quella rete di relazioni che intorno a loro si tesse, li protegge e li aiuta a sentirsi parte di una comunità di cui, cittadini di domani, imparano a conoscere le regole? E’ ragionevole privare di un servizio così fondamentale un quartiere che negli ultimi 10/15 anni è fiorito e ha accolto giovani famiglie senza però crescere parimenti nei servizi rischiando di trasformarlo in un dormitorio? E’ ragionevole rendere complicata la partecipazione dei nonni alla gestione quotidiana delle famiglie privando così le madri, lavoratrici e non, di un aiuto valido ed insostituibile? E’ ragionevole peggiorare la già complicata situazione delle madri straniere, per lo più prive di patente di guida, obbligandole a pagare il trasporto dei piccoli fino al nuovo plesso? E’ ragionevole sprecare un finanziamento già stanziato dalla regione Toscana per ristrutturare l’edificio del valore di 208.000,00 euro? Infine, è ragionevole spostare così tanti bambini in un luogo già sovraffollato incidendo negativamente anche sul benessere di chi già lo frequenta? Determinati a continuare la battaglia per i diritti dei nostri figli e della nostra comunità, porgiamo anche a Lei, in qualità di Ministro dell’Istruzione, le nostre istanze che si traducono in un’unica semplice richiesta, cioè: preservare dalla chiusura la nostra scuola, potenziale fiore all’occhiello di un sistema scolastico che dialoga positivamente con la sua comunità e aiuta a definirne l’identità in una logica di partecipazione e apertura al territorio indicata. RingraziandoLa infinitamente fino da adesso per l’attenzione e la sensibilità che ha mostrato ricevendoci stasera, Le chiediamo di aiutarci a garantire ai nostri figli il diritto di continuare a frequentare la scuola che abbiamo scelto per loro e soprattutto di assicurare alla nostra comunità e ai bambini che verranno, la possibilità di vivere anche in futuro una simile esperienza educativa".