Folla, festa e sosta selvaggia nella notte dei 4000: entusiasmo alle cene propiziatorie

Un appuntamento trasversale per le generazioni ma anche mura trasformate in bagni a cielo aperto: però la febbre della Giostra sale tra palloncini a elio, minigonne e un centro meno deserto del solito

Le cene propiziatorie

Le cene propiziatorie

Arezzo, 17 giugno 2017 - L'altra faccia della notte. Un venerdì sera, di quelli che le abitudini dedicano alle uscite fuori di casa. Ma un venerdì sera speciale, con via Spinello sbarrata al traffico, via Marco Perennio pure: ed un bunker intorno a porta Trento e Trieste senza precedenti.

E' la notte dei quattromila. E insieme dei crostini neri, del maccheroni al ragù, del pollo o della bistecca. La notte delle cene propiziatorie. La febbre della Giostra si misura anche da qui. A Santo Spirito, ad esempio, prima del filotto di vittorie le presenze erano così e così: ora bisogna prenotarsi con anticipo. Cicerchia e Scortecci non sono solo i giostratori o i campioni: sono anche testimonial, la cui faccia domina sul retro del palco ed è sormontata dalle ditte che fanno da sponsor.

"Ma siamo qui per una cena della vittoria o per aspettare la Giostra?". Dopo il triplete anche la memoria cigola un po'. Ma è festa vera. Centinaia di ragazzi fino a tardi, via Michelangelo diventa quasi una strada pedonale, i gruppi si intrecciano e si sciolgono al riparo delle tenebre.

A Porta del Foro non vincono da 10 e da 19 edizioni. Però l'entusiasmo sale. I fumogeni sono il massimo per comporre il giallocremisi dei colori sociali. A tavola c'èil sindaco, che va a rotazione in un quartiere o in un altro, ma c'è anche il parroco con la veste da decine di bottoni. "Quando ho vinto l'ultima volta avevo 14 anni, ora ne ho 24 e se vinciamo...": sui muri c'è la promessa di una quartierista disposta a spogliarsi tipo la Ferilli con la Roma. Non è vero ma intanto anche questo fa spettacolo.

A Porta Crucifera il centro storico per una notte sembra quello che non è: un posto vivo. I tavoli brulicano, da lontano vedi la gente che si assiepa, il ballo contagia le mura antiche, gli inni si alternano agli inni. Due mesi fa era un quartiere alla deriva come una zattera, ora tiene il mare, almeno del tifo: e a tavola il menu di sempre viene riproposto con i tipici sapori aretini.

A Sant'Andrea respiri il clima delle serate straordinarie. Lo respiri e lo vedi: le auto parcheggiate in mezzo allo spartritraffico o ammassate all'ingresso dei giardinetti, l'ambulanza di servizio fisso a chiudere la porta, i suoni e le luci da piazza San Giusto. Una piazza apparecchiata da un lato all'altro, timbro sul braccio a completare il look da sera di ragazze e ragazzi. E addossati alla parete giostratori e dirigenti, a sperare di tornare stanotte con la lancia d'oro sotto braccio. Mentre ai palloncini biancoverdi si uniscono anche i palloni con la faccia di Vedovini e Cherici gonfiati con l'elio, un po' come le speranze di tutti

Sapremo oggi se la notte delle cene sarà stata, come troppo spesso è successo in passato, anche la notte dell'alcol e dell'abbandono. Lì dove le luci incendiano la festa ma vedi tanti, troppi a cercare agli angoli delle mura il labgno invece che il promontorio per ammirare le stelle cadenti