Tragedia Due Mari, lacrime e pioggia ai funerali di "Rughi" tra le insegne gialloblù

Centinaia di persone all'addio a Giacomo Pazzagli: 46 anni, cuoco, tre figli, ex titolare della Botteghina di Gragnone, morto sulla superstrada

L'addio a Rughi tra i colori di Santo Spirito

L'addio a Rughi tra i colori di Santo Spirito

Arezzo, 25 febbraio 2017 - Lacrime e pioggia. Si intrecciano nel pomeriggio dell'addio a "Rughi": centinaia di persone, una folla sconvolta, le bandiere di Santo Spirito, le sciarpe dell'Arezzo, il dolore straziante della famiglia. E un accenno di applauso, che prova a spezzare il silenzio, quando il feretro si lascia alle spalle la chiesa di Saione per l'ultimo viaggio.

Un vessillivero di Porta Santo Spirito accompagna l'insegna, la piega protettivo al passaggio del feretro. Il massimo della vitalità, la febbre della giostra, la passione del quartiere,la foga del tifo, prova a mettersi al servizio del massimo della tragedia. La vita e la morte scorrono paralleli tra le lacrime e la pioggia di Saione.

Ed è come se passasse allo specchio la vita di Giacomo Pazzagli: un uomo di straordinarie passioni, un compagno di giochi unico per i suoi ragazzi, un adulto che non si vergognava del "bambino" dentro di lui allo stadio come alla Giostra. Che forse avrebbe voluto, sullo stile di un'intera vita, un addio con il sorriso ma sapendo che non lo avrebbe avuto, perché fuori di Saione, tra le lacrime e la pioggia, regna il dolore vero. Quello dell'abbandono e dello strappo.

Il feretro non esce dal portone centrale, sfila via, proprio complice la pioggia, di fianco, con i suoi fiori gialli e blu come la bandiera che segue la cerimonia. A tutti manca la frase ad effetto che forse solo lui avrebbe saputo trovare: e nessuno se la sente di sostituirlo, essendo lì solo per dirgli addio.

LA TRAGEDIA. E' morto a due minuti da casa. Due minuti, non di più: il tempo che ci avrebbe messo a completare l'ultimo chilometro della superstrada, entrare a Monte San Savinoi e parcheggiare in via dei Procacci. E' morto poco dopo l'ultima telefonata. "Sto arrivando: aspettami".

Non è arrivato. Giacomo Pazzagli è morto sulla Due Mari, a ridosso dell'uscita di Monte San Savino. 46 anni, compiuti da appena dieci giorni, un lavoro quasi nuovo di zecca, in un agriturismo del Valdarno che si chiama La Capanna del sole, tre figli straordinari (Lucrezia, Rachele e Gianmarco), una compagna di vita alla quale era legatissimo.

L'incidente mortale
L'incidente mortale

Una fine straziante e che ha commosso Arezzo. Camera ardente affollatissima. Tra le insegne di Santo Spirito, il suo quartiere, la sciarpa amaranto dell'Arezzo portata da un amico, le foto di una vita colorata come le insegne e come le sciarpe.

CHI ERA. Cuoco, anzi chef: per gli amici "Rughi", un nome ereditato dalla pizzeria che era stata la sua prima attività in piazza San Donato (in quel caso l'insegna era una tartaruga) : poi la Botteghina di Gragnone, un altro ristorante a Gello e quel centro del Valdarno di cui era già innamorato, un po' come di tutte le sue cose. 

Tutto spezzato da quel tratto di strada.E' morto sulla Due Mari, la superstrada delle buche: usciva da un lungo cantiere, da una deviazione obbligatoria. Si è ritrovato di fronte il fascio di frecce che lo invitava a rientrare nella carreggiata normale. Forse lo ha visto tardi, forse si è distratto, forse un guasto: non c'era nessuno alle 23 e passa per poterlo raccontare.

Giacomo Pazzagli
Giacomo Pazzagli

Di fatto la sua Mini verde si è imbizzarrita nella manovra di rientro: lui, che anche delle auto era innamorato, ne ha perso il controllo. E' andata a schiantarsi contro il muretto laterale. E lui è rimasto incastrato dentro: la parte di lunotto del guidatore intatta, l'altra distruttta, lui forse sbalzato dalla parte sbagliata.

A vederlo è stato il personale di un'ambulanza di passaggio: portavano un malato a Siena, hanno dato l'allarme. In pochi minuti la notte si è incendiata di luci e di fari. I vigili del fuoco, i carabinieri, le ambulanze del 118.

Giacomo era già in condizioni di incoscienza, i medici non hanno potuto far altro che constatarne la morte. L'incidente è avvenuto in corsia sud, quella della direzione verso Siena e il casello dell'Autosole di Monte San Savino, proprio all'uscita del cantiere che restringe la carreggiata. 

LA SUPERSTRADA. La superstrada è stata di recente al centro delle polemiche per il pessimo fondo stradale. La Nazione la scorsa settimana ne aveva fatto il tema di una campagna giornalistica che denunciava le condizioni di pericolo in cui gli automobilisti sono costretti a guidare.

I rilievi daranno i loro risultati nei prossimi giorni. L'asfalto e la strada hanno giocato un ruolo? In quel punto non erano compromesse. Certo è una strada che non perdona: richiede un livello di attenzione elevatissimo, un errore, anche il più piccolo, può essere fatale.

Destino ha voluto che tutto sia successo lì dove finalmente un cantiere stava ripristinando una zona lesionata. E così la Due Mari, l'eterna incompiuta sulla quale si lavora da mezzo secolo senza essere ancora arrivati a neppure metà del percorso, è ancora una volta teatro di una tragedia della strada. La prima del 2017, anche se era da tempo che l'arteria non diventava lo scenario di un incidente fatale.