Un coma etilico ogni due giorni: allarme alcol anche dal pronto soccorso

In un anno 175 casi. Il direttore del Sert: secondo una recente ricerca i ragazzi aretini bevono più dei loro coetanei toscani

Alcol

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Arezzo, 3 novembre 2017 - UN COMA ETILICO ogni due giorni. L’abuso di alcol è un problema serio e a dimostrarlo ci sono i dati del Pronto Soccorso: nel 2017 si sono avuti 171 accessi per intossicazione da alcol, contro ad esempio le 46 per sostanze stupefacenti. Parlare di piaga, insomma, non è improprio né esagerato. Soprattutto nel momento in cui a cadere nella tentazione della bottiglia sono i giovanissimi, ragazzi come quelli che sono stati ricoverati la notte di Halloween per avere esagerato con i bicchieri: erano quindicenni, poco più che bambini.

Di questo parla il responsabile del Sert Marco Becattini che spiega: «Un recentissimo studio ha messo in luce come gli adolescenti aretini abbiano una tendenza più elevata rispetto ai coetanei pisani o fiorentini». Come si sostanzia questa tendenza? «I ragazzi aretini hanno la concezione che bere anche cinque o sei bicchieri uno dietro l’altro sia una cosa normale. Questo, come ho già avuto modo di dire, non nasconde necessariamente malessere o disagio. Si è andata radicando una cultura dello sballo, il bicchiere o la bottiglia fanno molto “rock“ . Non stiamo parlando di alcol dipendenza, non sono alcolisti, sono giovani al debutto con vino e liquori e lo fanno in maniera smodata e incontrollata. Cominciare col bere subito due o tre unità di super alcolici, ad esempio, è deleterio, si tratta di sostanze che spaccano stomaco e fegato e hanno degli effetti immediati. Ma i ragazzi sono spesso soli e si arrangiano con quello che sanno fare».

Per quale motivo, secondo lei, ad Arezzo il fenomeno è più diffuso che nel resto della Toscana? «Lavorando con loro, mi sono accorto che stiamo parlando di una generazione molto curiosa che ha voglia di conoscere se stessa e il mondo ma ha perso la maniera “sana“ di fare tutto questo. L’aumento di coma etilici e dell’uso di sostanze nei giovanissimi suggerisce anche il senso di solitudine di cui si diceva prima. Raramente i ragazzini si confrontano con quelli più grandi, fanno gruppo tra coetanei. Si è un po’ rotto quel patto generazionale che c’era fino a poco tempo fa, dove quelli più grandi avevano un senso di protezione verso quelli più piccoli».

E spesso sono anche quelli più grandi abusano di alcol... «Certo, il coma etilico non è appannaggio degli adolescenti, anzi, alcuni comportamenti sono molto diffusi ad esempio tra i quarantenni. Il discorso dell’alcol è che non viene percepito un problema, come può esserlo la droga, si crede che con qualche bicchiere in più non potrà succedere niente e poi arriva un momento in cui non ci si pone più nemmno la domanda. Ma a parte i ragazzi più grandi, c’è il ruolo delle famiglie». Ecco, sono forse i genitori sono i grandi assenti «Non bisogna colpevolizzare né i genitori né i figli. Lo scorso Halloween è stato un giorno da dimenticare per tutti, grandi e piccini. Ma questo non significa che i ragazzi siano soltanto capaci di bere o che le famiglie li abbandonino a loro stessi. Però si è perso il momento del confronto, non si parla più. Spesso i genitori non hanno idea di chi siano realmente i figli che hanno generato. Sarebbe il caso di fermarsi a parlare, alla luce degli ultimi episodi, e chiedere ai ragazzi se stanno bene, come vanno le loro vite, cosa sognano. Quello che è accaduto la scorsa notte non rientra nelle patologie, si parla di un’area grigia dove c’è la sfida con se stesso e la conseguente perdita di prudenza. Parlarne aiuta molto in questi casi».