Bufera Macrì. Ghinelli asciutto: "Hanno fatto tutto da soli". E Bertini strappa con la lista: "Un suicidio politico, Francesco ci ha portati in un dirupo"

Il sindaco rimanda la palla al mittente. "Avevo chiesto una terna, non un nome secco". L'ex arbitro durissimo. "Uno scempio per i nostri elettori"

Paolo Bertini e Ghinelli a Palazzo Cavallo

Paolo Bertini e Ghinelli a Palazzo Cavallo

Arezzo, 3 luglio 2015 - La bufera è fuori ma Ghinelli ha l'aria di chi non se ne sente scalfito. E rimanda al mittente le accuse di Macrì. «Mi dispiace per come sono andate le cose, ma lui ha voluto giocare la carta della presidenza anzichè presentarmi la terna». Insomma, come dire che la lista sul piede di guerra ha fatto tutto da sola. Ma gli accordi sulla presidenza del consiglio?  «E’ il consiglio che decide».

E fiducia piena a Mattesini... «E’ un ragazzo sufficientemente dinamico per poter tessere i rapporti in consiglio comunale». Semmai le parole sono pietre per le quote rosa, la variabile che ha pesato nei giorni di gestazione della giunta. «Secondo me il tema delle quote rosa è penalizzante per le donne. E’ svilente».

Assume la guida anche della cultura, assicura che la ricucirà alle deleghe di Comanducci sulle attività produttive. E resta sul vago per Icastica. Che fine farà «Ancora non lo so, per il momento rinnoveremo l’incarico a Migliorati fino alla fine dell’edizione di quest’anno poi vedremo. Sicuramente non sarà l’evento di punta aretino». 

Intanto si ribella pesantemente a Macrì l'ex capolista della sua lista, Paolo Bertini. Un lungo comunicato dove le parole sono pietre.

"Ad Arezzo oggi si è consumato il più importante ed irrazionale suicidio politico della storia comunale. Francesco Macrì ha condotto per mano la lista  in cima ad un dirupo, e con una leggerezza che lascia interdetti, ha spinto tutta la lista a gettarsi di sotto per un “massacro” tanto certo quanto immotivato. Devo chiedere scusa alle 125 persone che hanno scritto il mio nome nella scheda elettorale e alle altre circa 60 che lo hanno fatto commettendo un errore di compilazione e quindi facendosi annullare la preferenza. Questi elettori non meritano questo trattamento. Chi vi scrive ha aderito al progetto politico di questa lista prestando la propria opera e la propria faccia al fine di contribuire al successo di Ghinelli, persona che stimo e rispetto, ma anche ad una rinascita di un’area politica di Destra in ambito comunale, con l’obbiettivo di far ritrovare una” casa” a quegli elettori che l’hanno smarrita a causa di passate scelte politiche nazionali e locali.

Il supporto e il contributo che la nostra lista ha dato alla coalizione è stato determinante e universalmente riconosciuto, non solo dal punto di vista del consenso ma anche e soprattutto da quello organizzativo. La supervisione e l’attivismo di Francesco Macrì insieme alla partecipazione entusiastica di tutto il gruppo, ha reso possibile il “miracolo” di eleggere Alessandro Ghinelli a Sindaco di Arezzo.

Ho aderito convintamente alla proposta di fare il capolista anche e soprattutto dopo l’incontro diretto che ho avuto con Giorgia Melon. La proposta conteneva anche la disponibilità di Macrì a mantenere una posizione defilata e marginale nella competizione elettorale comunale a vantaggio di quella regionale, dove invece aveva delle ambizioni legittime e condivise anche dal sottoscritto.

La prima sorpresa negativa l’ho riscontrata nel prendere atto che i “santini” per la propaganda elettorale, stampati in un quantitativo industriale, riportavano i nomi di tutte le candidate femmine in abbinamento a quello di Macrì. Facile intuire che le sue ambizioni andassero molto al di là della volontà dichiarata in partenza.

 L’esito elettorale è stato di grande soddisfazione per la coalizione ma non eccezionale per quanto riguarda la lista, attestata intorno al 4%, comunque determinante per la vittoria finale. Quello mio personale è stato un buon risultato ma non sufficiente da consentirmi di essere eletto in Consiglio Comunale né da pormi come interlocutore privilegiato nella scelta della futura squadra di governo ad opera del Sindaco, con il quale erano stati presi degli accordi pre-elettorali nel rispetto dei quali ogni formazione politica avrebbe dovuto produrre una lista di 3 nomi dai quali il Sindaco avrebbe potuto selezionare l’Assessore con un criterio qualitativo per competenze specifiche.

La riunione della lista che ha prodotto lo strappo con la coalizione è stata fatta giovedì 18 giugno. In quella riunione è stato ribadito che la lista avrebbe espresso un solo nominativo a sindaco, quello di Francesco Macrì, con l’indicazione di ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio Comunale derogando così ai patti pre-elettorali e fustigando anche le legittime aspirazioni di altri componenti la lista che invece avrebbero potuto ricoprire ruoli all’interno della Giunta Comunale in forza delle professionalità espresse. Nello specifico mi riferisco ad alcune candidate femmine che hanno ottenuto un buon risultato elettorale e che potevano esprimere qualità assieme al cambiamento.

Invece la Lista ha deciso di perseguire la strada del personalismo costringendo il Sindaco ad una scelta forzata che peraltro nemmeno gli compete. Infatti, come tutti sanno, la carica di Presidente del Consiglio Comunale è una carica che non è di nomina del Sindaco ma che invece deve essere giocoforza condivisa da tutto il Consiglio o almeno dalla maggioranza e, come si è potuto notare, il nome di Francesco Macrì non rappresentava la condivisione.

Un “suicidio politico”. Invece di condividere un momento di governo esaltante ed innovativo, che avrebbe potuto costituire una base sulla quale poter rilanciare il progetto di Destra di Governo, si è preferito gettare tutto alle ortiche, o meglio nel baratro, sempre in forza di quel personalismo che così tanti danni ha fatto nella politica cittadina e nazionale. Ecco perché ho sentito la necessità di chiedere scusa alle persone che mi hanno seguito in questa avventura elettorale alle quali avevo promesso qualcosa di completamente diverso. Ecco perché mi sento nella necessità di dover prendere le distanze da questo progetto politico almeno fino a quando le persone che hanno partorito questa decisione sciagurata, non chiedano politicamente scusa per tale scempio".