La telefonata al dg Ferrari, la ’bomba’ delle dimissioni in arrivo e poi il silenzio. Ed è proprio su quel concetto di "in arrivo" che la Fiorentina ha vissuto ieri una giornata dal clima surreale. Già, perché la formalizzazione delle dimissioni, ovvero l’atto materiale di aver lasciato la panchina viola, Raffaele Palladino non l’ha fatta.Non che questo possa cambiare le carte in tavola. Proprio no, ovvero chiunque pensi che nelle prossime ore la Fiorentina e Palladino possano riprovare a parlare insieme del futuro, commette un imperdonabile errore di valutazione della situazione.
Dunque – nella giornata (ovvero ieri) dei paradossi –, il silenzio dell’allenatore dimissionario, ma ancora viola, ha coinciso con il primo, vero, summit tecnico mirato a identificare chi sarà il prossimo a guidare la Fiorentina. Mettersi in contatto con lui, ascoltare pretese e ambizioni e poi gettare la basi della proposta contrattuale.
A Firenze, negli uffici del Viola Park, a lavoro c’erano Alessandro Ferrari, Daniele Pradè e il ds Roberto Goretti. Scontato il contatto diretto con Rocco Commisso, dagli Stati Uniti, amareggiato e deluso dalla mossa di Palladino. Anzi, per voler riscrivere correttamente la storia delle ultime (folli) 48 ore, per come è divampata la mossa del tecnico che nel giro di una manciata di ore è passato dall’essere al centro della programmazione della stagione che verrà (ritiro, mercato, test amichevoli) a uno strappo giustificato ’solo’ con riferimenti alla pressione che la città esercita da sempre su chi si trova a sedere sulla panchina della Fiorentina con riferimenti sul passato dei vari Prandelli, Mancini, Mihajlovic, Pioli, Montella, Italiano.
Resta dunque da capire – e magari sarà possibile solo quando la ricostruzione storica della vicenza sarà a fatta a freddo, magari fra qualche tempo – quale possa essere stato in modo concreto il pensiero più marcato nella testa di Palladino per arrivare a strappare un contratto lunghissimo (giugno 2027), ovvero se le pressioni di una città o il rapporto insanabile con Pradè. Situazione, questa, che in ognia caso Palladino avrebbe potuto evidenziare e mettere al centro delle sue scelte future anche in altri momenti della stagione, quando al contrario, davanti alle voci di suo contrasti con Pradè aveva sempre negato.
La tempistica. Domanda da un milione di euro: in quanto tempo la Fiorentina riuscirà a controfirmare il foglio (che non c’è) delle dimissioni di Palladino, ingaggiare il nuovo allenatore e iniziare a realizzare il progetto nuova squadra? Il weekend sarà fondamentale per fare chiarezza e l’inizio della prossima settimana le giornate giuste per ripartire. In un clima che comunque, rimarrà surreale. E lo sarà ancora per un po’. Inevitabile.
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