Christian Norgaard (foto Germogli)
Firenze, 19 novembre 2018 - Cinque minuti, appena cinque minuti per un sì e poi ritrovarsi a guardare. La tribuna, la panchina, l’infortunio. E gli altri che giocano. Insomma, le motivazioni e le certezze di quel sì pronunciato dopo averci pensato un niente (appunto, cinque minuti), oggi, quattro mesi dopo quell’abbraccio a Firenze, stridono con la realtà. Christian Norgaard però sembra subito un tipo che non molla. Che non si sente sconfitto dagli eventi, che il posto in squadra è sicuro di prenderselo. E che l’attesa è finita.
Norgaard ricominciamo dal mercato: come è spuntata la Fiorentina sul suo orizzonte?
"E’ stato tutto rapidissimo, roba di 5-6 giorni. Non pensavo all’Italia e a Firenze. Poi è arrivata l’offerta e quando mi hanno chiesto se ero disposto ad accettare la Fiorentina non ci ho messo più di 5 minuti a decidere. Sono grato al Brondby per avermi concesso questa grande chance di arrivare in Italia".
Tutto bello in quei giorni, forse, ma adesso... Scusi, ma lei ha capito perché non gioca?
"Perché non sono io che scelgo la formazione (ride di gusto, ndr). Battute a parte, credo che il nostro sia un centrocampo ricco di tanta qualità. Il tecnico sa che può sempre contare su di me, anche se all’inizio ho avuto bisogno di calarmi al meglio in queste nuove dinamiche. Il campionato, però, è lungo e non ho dubbi sul fatto che presto arriverà anche il mio momento".
Sarà arrabbiato? O forse deluso...
"Macché, né l’uno né l’altro, anche perché sono stato felicissimo di trasferirmi a Firenze. Il fatto è che si gioca solo in 11 dal primo minuto e con solo tre sostituzioni a disposizione. Ma non è o tutto bianco o tutto nero: io nel frattempo sto cercando di migliorare per mettere ancora più dubbi nella testa dell’allenatore".
L'intervista completa sulla Nazione in edicola lunedì 19 novembre
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