IL COMMENTO / Non perdiamo l’occasione (di Stefano Cecchi)

La città e il nuovo stadio, il commento di Stefano Cecchi

Stadio Franchi (Foto Pressphoto)

Stadio Franchi (Foto Pressphoto)

Firenze, 29 agosto 2019 - Qualcuno storcerà la bocca, altri solleveranno obiezioni, a me pare un’ottima scelta. Con il via libera che di fatto la Soprintendenza è pronta a concedere l’ipotesi di ristrutturare il vecchio stadio Franchi diventa infatti prevalente rispetto all’idea di costruire un nuovo impianto a Novoli nell’area oggi occupata dalla Mercafir. E se le cose procederanno di conseguenza, nel giro di 3/4 anni Firenze potrebbe davvero ritrovarsi con uno stadio moderno ed efficiente pronto a raccontare l’avventura sportiva della Fiorentina. Una scelta ottima, appunto, condivisibile oltre che logica.

Perché costruire un nuovo stadio a Novoli qualche vantaggio lo avrebbe certamente avuto: lì la linea della tramvia già arriva, lo snodo autostradale è a due passi e la possibilità di realizzare parcheggi sarebbe stata più semplice. Ma, nel caso, si sarebbe posto il problema di cosa fare dell’attuale Franchi. Davvero ospitare le partite della squadra femminile viola, qualche gara di rugby e due o tre concerti estivi avrebbe giustificato l’enorme spesa necessaria per mantenere in salute l’impianto? In un’Italia che spesso lascia deteriorare anche le sue strutture più necessarie, il rischio di ritrovarsi, nel cuore di un quartiere residenziale, una cattedrale inutilizzata ad alto rischio degrado, sarebbe stato elevatissimo.

Certo, lo stadio disegnato a suo tempo da Nervi ha caratteristiche architettoniche d’eccellenza che sarebbe un delitto cancellare tout court. La bellezza storica va rispettata. Ma la sfida è proprio questa: modernizzare con il senso profondo del passato. Innovare conservando ciò che vale. Non una novità. Barcellona, per dirne una, ha lasciato intatta la struttura esterna de Las Arenas, l’antica plaza de toros, ma al suo interno oggi c’è un centro commerciale e dai ristoranti del mirador si osserva incantati la città. Berlino, per dirne un’altra, ha preso il suo vecchio stadio Olimpico che nel 1936 registrò la leggenda dei quattro ori olimpici di Jesse Owens, e nel 2004 con una ristrutturazione coraggiosa lo ha fatto diventare una meraviglia architettonica che coniuga storia e modernità. Ecco, se Firenze aspira davvero a una dimensione europea, la ristrutturazione del Franchi non è un inciampo sulla tradizione ma una sfida da vincere con la passione e l’orgoglio di chi non teme il futuro.

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