Arezzo: dichiarato il fallimento, esercizio provvisorio ma se verranno pagati gli stipendi

Due curatori fallimentari: Francario e Loffredi di Roma. Escluso dall'udienza l'avvocato della Neos: senza delega. Allo stadio si presentano in 3: "Noi i nuovi proprietari", ma sono respinti

Tifoso davanti al tribunale

Tifoso davanti al tribunale

Arezzo, 15 marzo 2018 - L'Arezzo è stato dichiarato fallito dal tribunale che ha concesso l'esrcizio provvisorio ma a una condizione, che domani vengano rispettate le scadenze di pagamento di stipendi e contributi. Nominati due curatori fallimentari, gli avvocati Lucio Francario e Vincenzo Loffredi di Romae non Giovanni Grazzini, presidente dell'ordine dei commercialisti, al cui nome portavano alcune indiscrezioni. Superato il primo ostacolo, è lotta contro il tempo perché c'è da superare il secondo e appunto la scadenza improrogabile è domani. Non c'è ancora la conferma che si giochi sabato a Viterbo.   

Dopo l'udienza il giudice Picardi si era riservato di decidere nel pomeriggio. Orgoglio Amaranto ha fatto richiesta dell'esercizio provvisorio e le sensazioni sono positive al punto che la concessione dell'esercizio provvisorio è da considerarsi quasi certa. Il giudice, diversamente dalla prassi, ha dunque accolto l'appello del sindaco Ghinelli ad accelerare i tempi anche uin vista della scadenza del pagamento degli stipendi, fissata per domani. Non ammesso all'udienza, in quanto sprovvisto di delega, l'avvocato della Neos.

Un episodio particolare si sarebbe verificato in mattinata, quando tre persone che avrebbero rappresentato i presunti nuovi proprietari (secondo l'advisor Messina l'Arezzo era stato venduto ieri sera a un fondo inglese per 390.000 mila euro e non più a quello maltese) sonio state rimandate indietro dai dipendenti.  

Dopo la costituzione delle parti, è stata superato anche l'inghippo procedurale sui 15 giorni che devono intercorrere tra l'istanza di fallimento e l'udienza, essendo la prima istanza vanificata dal pagamento effettuato dalla Neos. La seconda era del marzo e tecnicamente mancavano i 15 giorni prescritti. Ma il giudice ha ritenuto che comunque tutto partisse dalla prima istanza e ha quindi riunificato a questa anche quelle successive. Quanto all'avvocato della Neos, escluso per mancanza di delega, ha detto che sarebbe subito andato a procurarsela. Il giudice gli ha comunicato che poteva farlo, presentandosi però prima che l'udienza terminasse. Cosa che non è avvenuta.

Poi lo stop all'udienza e la fiducia per l'esercizio provvisorio, in un clima molto positivo non guastato nemmeno da un episodio accanduto in mattinata. Allo stadio si sono presentati tre personaggi qualificandosi come nuovi proprietari dell'Arezzo, ma sono stati respinti dai dipendenti e messi alla porta, Un fatto comunque da chiarire.

La  quota stipendi è stata raggiunta, si tratta di capire quanto questa somma sia lontana dal budget necessario ad arrivare a fine stagione. Un bonifico da centomila euro è stato firmato da Giorgio La Cava, uno degli imprenditori vicini a Ermanno Pieroni. 

Il collegio dei giudici era composto da Antonio Picardi, Carlo Breggia e Silvia Grillo. Grazie anche ai centomila euro versati dell’imprenditore Giorgio La Cava dovrebbe essere stata raggiunta la somma per il pagamento degli stipendi e dei contributi prevista per domani, ma servono ulteriori garanzie per arrivare alla fine del campionato. In sostanza si annuncia una giornata campale, anzi almeno due fondamentali per il futuro dell’Arezzo.

Il sindaco Ghinelli aveva lanciato un appello perché la sentenza del tribunale arrivasse almeno entro venerdì mattina. Nella corsa a reperire i fondi necessari per venerdì, ma non dimentichiamo che sono necessarie garanzie pure per arrivare al termine della stagione, si è fatto avanti anche Enzo Ghinazzi il cantante che peraltro è autore dell’inno amaranto. Pupo ha dato un contributo personale e si è rivolto a imprenditori amici. L’ex ds amaranto Pieroni ha annunciato che gli imprenditori suoi amici sarebbero disposti a colmare la differenza che manca se il sindaco e i suoi collaboratori non riuscissero nell’intento di raccogliere la somma necessaria.

Lunedì Ghineli ha lanciato un appello agli imprenditori perché la cifra di 200.000 mila euro non basta, visto che servono altri 170.000 mila euro per pagare gli stipendi e i contributi e non scordiamoci come detto prima che è necessario molto altro per giungere in fondo. «Una partita difficilissima» - ha ammesso lo stesso primo cittadino ma è ovvio che fino a quando esiste una speranza è giusto crederci.