Pd, l'ora dei veleni: pesanti scambi di accuse, lunedì la direzione

Bocche cucite dai leader renziani ma dagli ambienti vicini emergono risposte piccate alle accuse di Dindalini. "E' un deluso dalla politica". In arrivo la resa dei conti

L'insediamento di Albano Ricci

L'insediamento di Albano Ricci

Arezzo, 8 marzo 2018 - Le stilettate dell’ex segretario provinciale Massimiliano Dindalini accendono il fuoco nel Pd sconfitto alle elezioni. Parole pesanti, le sue. In ordine sparso: «Donati ha agito per conto proprio come se non ci fosse il Pd»; «ha fatto accordicchi anche con gente che non appartiene al partito»; «Albano Ricci ha fatto il segretario di Donati più ancora che il segretario del partito»; «io per molto meno offrii la mia testa». E dunque è piena tempesta anche se la componente maggioritaria, di stretta osservanza renziana, non replica ufficialmente.

Due parole solo dal segretario provinciale Ricci: «Ho letto, ne discuteremo nel partito già alla direzione provinciale convocata per lunedì prossimo alle 21». Non raccoglie, al momento, Marco Donati, il parlamentare uscente che è stato battuto al forzista Maurizio D’Ettore nel collegio uninominale alla Camera. Ma da ambienti a lui vicini, traspare la rabbia verso un attacco considerato ingiusto. «E’ una vendetta personale - si sussurra - che arriva da chi pensava di ottenere molto di più dalla politica e si trova adesso ad avere una sinecura in una società pubblica».

Non mancano strali neppur nei confronti di Francesco Ruscelli, pure lui orlandiano, che si è dimesso da segretario comunale di Cavriglia con parole dure nelle quali ha tacciato di arroganza chi ha governato il Pd a livello nazionale e regionale. «Ruscelli chi? Quello che non è mai stato eletto da nessuna parte, nemmeno ad Arezzo Casa?», sibila un renziano.

Nell’ala che negli ultimi anni ha stravinto le primarie conquistando di fatto la guida del Pd aretino, si sottolinea semmai che le voci di Dindalini e Ruscelli sono state isolate e che al contrario le prime iniziative post-batosta, come l’incontro al punto elettorale di Donati, hanno registrato una presenza notevole, superiore a quello che si poteva pensare nell’attuale momento storico.

Il dibattito, però, è appena iniziato e in direzione provinciale avverrà una prima resa dei conti anche se a oggi non pare in discussione la segreteria Ricci, né il leader provinciale avrebbe tentazioni di abbandono. A sinistra, peraltro, cova altro fuoco sotto la cenere, il fuoco del fallimento di Liberi e Uguali e l’indirizzo che questo potrà assumere anche in relazioni alle elezioni amministrative che incombono: 25 comuni al voto l’anno prossimo, altri municipi nel 2020 tra cui Arezzo.

Chi pare intenzionato a vestirsi da pontiere è ad esempio Tito Barbini, l’ex assessore regionale che ha aderito a Mdp e quindi a Leu. «Bisogna ripartire, senza rancori e senza ricercare colpe a tutti i costi, per ricreare un progetto di centrosinistra che si prenda carico dei problemi reali, delle sofferenze e delle paure delle persone, senza scaricarsi addosso le colpe ma ritrovando il filo della sinistra plurale. Guardo con grande interesse al dibattito dentro al Pd e mi auguro che anche Leu trovi il coraggio di ridare un senso al motivo che l’aveva fatta nascere e che è stato perduto con errori molto gravi».