Marrocchesi Marzi: infrastrutture e turismo le mie sfide, collegio blindato? Me la gioco

La parola al candidato del centrodestra per un posto alla Camera: ospedale della Fratta penalizzato, sulle grandi opere ascoltiamo prima il parere dei tecnici

Elezioni suppletive  collegio di Siena, Tommaso Marrocchesi Marzi (Foto Lazzeroni)

Elezioni suppletive collegio di Siena, Tommaso Marrocchesi Marzi (Foto Lazzeroni)

Arezzo, 29 settembre 2021 - Da imprenditore del vino senese a candidato nel collegio ritenuto cassaforte del Pd sotto l’egida Lega. Tommaso Marrocchesi Marzi ha accettato la sfida – dice – per ’dispiacere’. «Ci ho pensato parecchio ma non potevo vedere come veniva trattata la mia terra, dalla malapolitica del centrosinistra. Danni arrecati in 70 anni di storia».E così è sceso in campo. Ma di nodi da sciogliere ne ha trovati.

La Due Mari, storia infinita. In provincia di Arezzo mancano i due terzi del percorso. Che ne pensa?

«Guardi io nei campi ci sto tutti i giorni, sono abituato. Battute a parte le infrastrutture sono uno dei miei pilastri. Ovvero l’immediata messa in sicurezza del territorio. Qui non si tratta di completare cantieri in sospeso: dopo 30 anni si parla di abbandono. Serve un collegamento tra Rigomagno (uscita della Siena-Bettolle) e l’attuale tratto della Due Mari fra Lucignano e San Zeno. E il lotto 0 è tutto da fare. C’è da fare ma prima devono parlare i tecnici: ho sperimentato che funziona anche nel privato».

Poi però c’è la 71 che attraversa i paesi...

«Occorre realizzare un tratto che esca da paesi ma deve essere inserito in una maxi-progetto: non si può raggionare per frammenti. Queste infrastrutture nella Valdichiana-Senese-Aretina significa anche alleggerire Firenze dal traffico».

Collegamenti ferroviari: avvicinare Arezzo a Siena che poi dovrebbero far parte di un unico distretto...

«Certo che sono favorevole ma la complementarietà deve essere multipla: per muovermi da ’a’ a ’b’ devo avere più opzioni. Gomma e rotaia devono avere punti di scambio. Se noi non ragioniamo sulla ferrovia Empoli-Siena-Chiusi per portare la connessione elettrica, poi non c’è possibilità di aggancio con la rotaia elettrificata che da Arezzo va verso Chiusi».

Alta Velocità: si era parlato di una stazione Tav Medio Etruria, ma poi non è stata individuata la sede. Lei è favorevole a una nuova stazione?

«Io vorrei ribaltare l’approccio: dobbiamo prima affidarci a chi di mestiere fa l’ingegnere infrastruttureale ferroviario, chiedere più di una soluzione e poi confrontarsi con la politica del territorio. Ma quella non è assimilabile a una fermata tipo Medio-padana, non dovrebbe essere solo la fermata dell’Alta velocità. Andrebbe collocata in una posizione in cui sia facile l’accesso con l’auto, pensata sulla direttrice Siena-Bettolle-Perugia dell’A 1».

Cade la linea. «Qui il telefono non funziona....», si scusa.Se dico digitalizzazione?

«Si va verso il principio della copertura per metro quadrato e non più per abitanti. Non si può pensare alla digitalizzazione con la copertura dell’80% e portare la fibra nei centri abitati, scordando il territorio. Serve un cambio di passo ma su questo tema siamo avanti».

Crea danni anche al turismo...

«E alla sanità. Le  porto Castelluccio e Montisi ad esempio. Se dovesse intervenire un’ambulanza per un’emergenza la persona che deve chiamare il 118, non ha copertura».

Ecco, la sanità: l’ospedale della Fratta è stato depotenziato e sacrificato in favore di Arezzo e Nottola. C’è un problema in Valdichiana?

«Sì c’è un problema. L’ospedale è stato depotenziato, condivide primari con Nottola, alcuni reparti sono aperti a giorni alterni. Serve potenziare le infrastrutture, se non si incentiva il personale a lavorare in queste strutture soffre anche l’ospedale azienda-universitaria di Siena».

Come valorizzare i borghi a vocazione turistica?

«La pandemia ha avvantaggiato i nostri borghi e i nostri paesi portando a riscoprire piccole realtà tipiche nel nostro paesaggio. Dobbiamo valorizzare il patrimonio culturale e artistico anche assieme alle eccellenze della gastronomia e della qualità della vita. Le tradizioni devono restare importanti. A cominciare dal caffè al bar che molti ci invidiano».

E come?

«Tanta più comunicazione e la creazione di eventi. La sostanza – sono i nostri beni culturali, artistici, paesaggistici – ce l’abbiamo già».

Il bello ’venduto’ male?

«Territori ricchi che non vengono sufficientemente valorizzati e invece dobbiamo comunicarli, renderli fruibili e generare esperienze emozionali per chi vuole trascorrere il tempo da noi».

Tipo?

«Anche andare al ristorante è un’esperienza: cibo naturale prodotto nel luogo oltre che tradizioni. Sono tutte sensazioni proprie della nostra storia e della nostra cultura».

Agricoltura: la parte più fertile della Valdichiana reclama un collegamento con l’acqua dell’invaso di Montedoglio..

«In Valdichiana esistono agricoltori di serie a e di serie b: la scelta polica dettata da collusione di partito deve terminare soprattutto in un momento in cui stiamo affrontando un cambiamento climatico e la risorsa idrica è scarsa»

.Creare il collegamento?

«L’invaso ha avuto anche un dissesto idrogeologico, lascio la parola ai tecnici. Solo dopo la valutazione politica. Qui il tema non è Montedoglio ma l’utilizzo delle acque».

Si è detto che è stata una capagna elettorale spostata nel Senese e sul Monte dei Paschi. Come risponde?

«Da parte mia no. Lo testimonia sia la mia presenza nei comuni della Valdichiana aretina che il mio back ground di agricoltore che mi ha messo in sintonia con tanti colleghi per rilevare i problemi: difficoltà per le patrimoniali nascoste, la tari, l’imu, i danni alla coltivazioni da ugulati».

Corre in un collegio ritenuto blindato...

«Me la gioco».