Il sindaco: ho il potere di chiudere la città ma non lo faccio, ecco perché

Ghinelli contro il governo: scaricabarile su di noi lasciati senza mezzi. La movida è già finita, non c'è più niente da reprimere. Scuola, tutti al tavolo per un piano di orari

Alessandro Ghinelli

Alessandro Ghinelli

Arezzo, 20 ottobre 2020 - Sindaco Ghinelli, non si può mai stare tranquilli...

«Mai, neppure nella settimana in cui finalmente inizia la nuova consigliatura». Le è piaciuto il nuovo Dcpm? «Forse vuole scherzare» Non le è piaciuto... «Il governo ci ha scaricato sul groppone ogni responsabilità, anche quelle che non competono ai sindaci».

E’ in buona compagnia bipartisan, tutti si lamentano...

«E fanno bene».

Cosa la irrita di più?

«Potrò io decidere se una piazza va messa in zona rossa e una strada no? E con quali mezzi potrei far rispettare un divieto del genere)? Senza poi considerare che mi sento vittima di un clamoroso paradosso».

Cosa intende?

«Lo spiego subito. Teoricamente il sottoscritto, in quanto sindaco, dovrebbe essere il responsabile della salute dei cittadini».

E non lo è?

«Continua a voler scherzare».

Non lo è...

«La Asl guarda solo verso un’unica direzione, è la Regione il suo referente ma del Comune se ne frega. Il direttore generale è uomo simpatico, mi dice che è contento del rapporto con me, mi elogia. In realtà è uno schermo, non mi ritiene un interlocutore».

E lei non ci sta...

«Fatemi passare la settimana del primo consiglio comunale e dell’ufficializzazione della giunta, poi vedrete».

A cosa pensa?

«Non ve lo dico, saprete tutto a suo tempo».

Riavvolgiamo il nastro: le chiude o non le chiude le piazze della movida?

«Non le chiudo».

Eppure alla fine del lockdown si diceva preoccupatissimo...

«Lo ero e con ragione. Però adesso la movida è depotenziata, anzi non esiste più. E allora cosa chiudo a fare, sarebbe un inutile sfoggio muscolare».

Non vede più pericoli su questo fronte?

«Onestamente no. Se c’è una cosa nel decreto che mi trova d’accordo è la regola sui ristoranti».

Quale regola?

«I sei posti a tavola. Tagliano la testa al toro, insieme al divieto di consumare in piedi doopo le 18. Sono misure credibili che a mio giudizio potranno contribuire ad arginare il Covid».

Si pone anche una questione scuola: è organizzata la città per gli ingressi posticipati o gli orari sfalsati?

«Lo avevo già detto in un’intervista al vostro giornale, se ricordo bene. E’ indispensabile, dissi, ripensare ai tempi della città ma sono rimasto inascoltato. Il governo si sveglia ora e dispone all’improvviso che domani cambia tutto».

Impossibile...

«Appunto. Per riorganizzare gli orari delle scuole serve un tavolo di concertazione che metta insieme anche le aziende di trasporto. Altrimenti sarà un caos, vedremo in giro alle 8,30 ragazzi che magari devono entrare due ore dopo».

E quindi?

«Ci vuole un piano, le cose non si fanno a casaccio».

Organizzerà un confronto?

«Chiusa questa settimana, mi dedicherò a testa bassa a tutte le problematiche insorte con il Dpcm».

Come vede la situazione generale?

«Molto preoccupante, abbiamo numeri mai visti neppure nella prima ondata sia pure con gravità diversa».

Ha una ricetta?

«Responsabilità massima. Ho però fiducia nei miei concittadini che hanno risposto alla grande nella prima fase della pandemia».