Al Governo con i 5 Stelle? Il Pd si divide. E non tutti i renziani fanno muro

Bracciali, Ralli, Brogi: sì al dialogo. No secco dal segretario Ricci e Caneschi. Defilato Donati. Ceccarelli e Dindalini: "Facciamogli scoprire le carte"

Matteo Bracciali e Luciano Ralli

Matteo Bracciali e Luciano Ralli

Arezzo, 26 aprile 2018 - Si divide il Pd aretino sulla prospettiva di un eventuale goveno con il Movimento 5 Stelle. Non sono soltanto gli esponenti della minoranza a spingere per un dialogo, pure il fronte renziano parzialmente si frammenta fra i duri e puri e fra chi invece intravede nella possibile alleanza il modo per uscire dallo stallo e dalla crisi del partito. Anche qui, insomma, va in scena il travaglio successivo alla sconfitta del 4 marzo che pare in qualche modo avere scombussolato le carte interne, tanto a livello nazionale quanto locale.

Renziano della prim’ora è certamente Matteo Bracciali che però si distingue dai duri della sua componente: «Non sono pregiudizialmente ostile, al Pd serve uno scatto di fantasia, serve una politica perché fare opposizione senza idee è solo allungare l’agonia. Andiamo pure al confronto, chiediamo che il premier non sia Di Maio, ma vediamo che succede. E ad Arezzo, il dibattito sulla Casa delle Culture ne è un esempio, mi piacerebbe una linea comune delle opposizioni contro questa giunta di centrodestra».

Con Bracciali anche Luciano Ralli, il capogruppo consiliare pure lui renziano: «Da sempre sono favorevole alla politica delle alleanze, la posizione dell’isolamento ad ogni costo si traduce in un massacro per il Pd. Governo coi 5 Stelle? Cosa complessa, occorre anche consultare la base, ma io dico di andare a vedere le carte. Di mezzo non c’è solo il partito, c’è la responsabilità verso il Paese».

Chiusura netta dal segretario provinciale Albano Ricci: «Non se ne parla, questi ci hanno offeso attaccato, perfino personalmente come è accaduto al sottoscritto quando mi sono dimesso da assessore a Cortona. Abbiamo perso, stiamo all’opposizione». Stessa reazione da parte del segretario comunale Alessandro Caneschi: «Nessuna alleanza con i 5 Stelle, i nostri elettori non la capirebbe.Mi auguro invece un governo del presidente».

Più sfumata la posizione di Marco Donati, parlamentare fino a marzo: «Premetto che sono condizionato dalla legislatura alla Camera dove ho sentito insulti e offese lanciati costantemente dai 5 Stelle, e non è così che si fa politica. Detto ciò, mi pare difficile che un’ipotesi del genere possa concretizzarsi anche se a priori non posso escludere nulla. Stiamo a vedere che succede, in ogni caso l’eventuale decisione andrebbe validata con un referendum tra gli iscritti».

«Con Di Maio pregiudizialmente no - spiega invece Enzo Brogi - ma disponibili a confrontarci per capire se ci sono le premesse per un governo politico coi 5 Stelle che abbia obiettivi precisi, vedi la legge elettorale». Favorevoli al dialogo gli esponenti della minoranza orlandiana.

Dice l’assessore regionale Vincenzo Ceccarelli: «Andiamo al confronto con le nostre proposte e le nostre condizioni. Ascoltiamo i 5 Stelle e a quel punto sarà possibile valutare se esistono punti di contatto, non necessariamente per andare al governo ma comunque per garantire un esecutivo. Se le condizioni non ci sono, beh allora vedo le elezioni anticipate come unica alternativa».

Chiude Massimiliano Dindalini, ex segretario provinciale: «Dialogo aperto, il Pd ha perso ed è minoritario ma non può chiudersi in un ghetto. Giusto scoprire le carte ai 5 Stelle e condividere eventualmente proposte interessanti, anche con un appoggio esterno. Consultazione fra gli iscritti? No, questa è una scelta di linea politica e non servono le primarie».