La sala della Chimera all'archeologico, l'ologramma in 3D e la copia in gesso

Sabato alle 15 l'inaugurazione al Museo Archeologico di Arezzio con il video virtuale dell'originale conservata a Firenze, la grande riproduzione in gesso e per la prima volta i modellini in scala delle Chimere (presto in vendita)realizzate grazie a una stampante in 3D costruita dagli studenti dell'Itis

chimera

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di SILVIA BARDI

UNA CHIMERA vera e una virtuale. Il Museo Archeologico di Arezzo finalmente dedica una sala al simbolo della città che verrà inaugurata sabato alle 15. Una sorta di riparazione storica da quando nel 1553 il duca Cosimo de’ Medici la volle portare a Firenze a un mese esatto dal suo ritrovamento vicino al baluardo di Porta San Lorentino. E da dove è tornata qualche volta ma sempre e solo in prestito. «Il legame degli aretini con la Chimera è fortissimo – spiega la direttrice del museo Maria Gatto – al grande bronzo è attribuito un forte valore identitario». E così ecco l’omaggio al mostro sputafuoco con una nuova sala che ospita la Chimera in gesso, realizzata a mano, e non a calco, dallo scultore Primo Aglietti negli anni Trenta osservando e copiando l’originale a Firenze e che venne poi utilizzato per realizzare le chimere in bronzo dei giardini della Stazione. Accanto alla Chimera in gesso una speciale teca ospiterà il primo ologramma del grande bronzo, un video virtuale in 3D che «racconta» la Chimera subito dopo il ritrovamento senza la coda e con le zampe spezzate, fino alla ricostruzione finale ad altissima definizione che sembra quasi possibile toccare. Un gioco virtuale reso possibile da una equipe composta dagli studenti dell’Itis guidati dall’ingegnere Massimo Gallorini con il via libera del direttore del Polo Museale Stefano Casciu.

«PER LA PRIMA volta abbiamo fatto una scansione completa della Chimera – spiegano Gatto e Gallorini – con una fotocamera ad alta risoluzione, un sistema di illuminazione diffusa e oltre 1400 scatti fotografici, poi l’elaborazione digitale di Giulio Papini ha portato al risultato finale. Ed è la prima volta che riproduciamo le prime copie in scala della Chimera attraverso una stampante in 3D costruita dai ragazzi dell’Itis che ha reso possibile creare prototipi dai 4 ai 24 cm che saranno esposti al museo e alcuni, prodotti da dite orafe aretine anche in vendita». Un allestimento finanziato dalla direzione generale dei musei col sostengo di Rotary, Ceia. Macevi e Fondazione Arte&Coscienza.