Alessandro Preziosi, letture da «La Cuoca di D’Annunzio»

Magica serata alla «Gnam» con il celebre attore nei panni del Vate

Alessandro Preziosi ha ‘interpretato’ i biglietti diretti  ad Albina tratti dal libro  «La Cuoca di D’Annunzio»

Alessandro Preziosi ha ‘interpretato’ i biglietti diretti ad Albina tratti dal libro «La Cuoca di D’Annunzio»

Perugia, 10 luglio 2016- Un viaggio nelle emozioni più intime del Vate, attraverso i biglietti scritti all’amata cuoca Albina. Un viaggio nell’universo dannunziano, fatto di poesia, imprese eroiche, estetica, amori, passioni e patriottismo ma anche malinconia, delusione e ’disillusione’ fino al sonno eterno e a un congedo che suona più come un arrivederci piuttosto che un addio... Nei panni di Gabriel, un superlativo Alessandro Preziosi che alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, ha ‘interpretato’ i biglietti diretti alla cuoca tratti da «La Cuoca di D’Annunzio» (Utet Editore, libro scritto da Maddalena Santeroni e dalla giornalista de La Nazione Donatella Miliani), nell’adattamento teatrale della Santeroni con la regia di Tommaso Mattei. Uno spettacolo capace di coinvolgere il pubblico e trasportarlo altrove, nelle stanze e nei giardini del Vittoriale, tra musiche, poesie, ricordi e, in fondo, amare anticipazioni su un futuro fatto di meschina accettazione (o assuefazione?). Albina, la cuoca del Comandante, è un personaggio attraverso il quale ancora oggi riusciamo a ‘leggere’ umori e stati d’animo di Gabriele D’Annunzio nel periodo dell’esilio ‘dorato’ ma anche malinconico del Vittoriale. A biglietti arguti, divertiti e divertenti si alternano messaggi e frasi complici o ‘esplicitamente’ evocative delle sue performance sessuali. Un carteggio che spazia tra momenti di affetto e gratitudine fino a ricordi dolorosi (il Natale di Sangue) e a schiette denunce per una politica che porterà l’Italia verso l’orlo di un burrone. La sua amata Italia, culla di bellezza e arte, e così depredata. Alessandro Preziosi ha dato voce e corpo ad un d’Annunzio stanco ma non domo, rinchiuso nella cittadella del Vittoriale, fino all’addio finale e che suona come un arrivederci. Una serata di grande teatro alla ricerca di una delle figure più decisive e importanti della nostra letteratura.