A 51 anni lotta sotto canestro: «Il basket è una parte di me»

Maurizio Venturi, classe ’65, gioca in C a Gualdo Tadino

Maurizio Venturi esulta con i compagni

Maurizio Venturi esulta con i compagni

Perugia, 13 febbraio 2015 - Un fuoco dentro. È ciò che devi avere se a cinquant’anni suonati «tagli fuori» tanti avversari che potrebbero essere tranquillamente tuoi figli o ti getti a rimbalzo con l’energia di un ventenne. «La verità è che il basket è una parte di me, non posso iniziare la giornata senza un pensiero per la palla a spicchi». Maurizio Venturi, classe ‘65, fabrianese di nascita ma gualdese di adozione, è arrivato alla incredibile soglia di 32 campionati di fila e ancora oggi, in serie C Silver con i biancorossi della città della ceramica detta legge sotto le plance grazie alla sua stazza (200cm e 105 kg) e «ad un paio di movimenti spalle a canestro che mi porto da casa...».

Una passione eterna, iniziata proprio a Gualdo Tadino «dove giocai otto stagioni di fila prima di tornarci due anni fa, un cerchio che si è chiuso» e culminata con la grandissima soddisfazione di diventare un perno delle nazionali Italiane Over 40, 45 e 50. «Grazie a coach Alberto Bucci ho avuto la possibilità di far parte di un gruppo straordinario, con ex giocatori come Boni, Carera, Bullara... Gente che ancora si tuffa in campo per recuperare un pallone... L’attitudine è tutto in questo sport. Abbiamo vinto titoli europei e mondiali e continuiamo a farlo divertendoci in giro per il mondo».

Pivot tipico, o «Center» come direbbero oltreoceano, Venturi ha fatto del gioco in post basso un marchio di fabbrica che ancora oggi, al cospetto di atleti più giovani e scalpitanti, fa la differenza. «Di questo devo dire grazie ad alcuni allenatori fondamentali nella mia carriera, a partire da Giampiero Hruby e dal mitico Giuliano Guerrieri che mi diceva di andare continuamente a rimbalzo offensivo: «tanto non ti fischieranno sempre i tre secondi...». Grande Giuliano». E di stoppate? Ne vogliamo parlare? «Una giocata elettrizzante per chi ama questo sport. Uno dei miei giocatori preferiti resta Pat Ewing, che al college con Georgetown durante una partita bloccò i primi sei tiri degli avversari... Mi sono ispirato molto ai centri europei dotati di grande tecnica. Penso a Dino Radja, al Principe del Baltico Arvydas Sabonis che ho visto da vicino in occasione degli Europei in Lituania. Poi adoro Pau Gasol e Boris Diaw». In carriera sempre C e B con esperienze tra le altre anche a Benevento («Ci giocammo la A2 con 4000 spettatori ad incitarci»), Fabriano, Assisi, Chiaravalle, Matelica.