"No alla schiavitù": le parole del Papa e quel filo che unisce Prato e Buenos Aires

Nel 2011 l'allora Cardinal Bergoglio pronunciò un'omelia per ricordare alcuni bambini che lavoravano clandestinamente in una tessitura e che morirono in un rogo

Bergoglio durante il ricordo dei minori che morirono nell'incendio della fabbrica tessile

Bergoglio durante il ricordo dei minori che morirono nell'incendio della fabbrica tessile

Prato, 11 novembre 2015 - Il discorso di Papa Francesco a Prato di fronte ai pratesi, in una piazza gremita, sul pulpito del Duomo, ha lasciato il segno. Il pontefice ha tuonato contro il lavoro nero. Contro chi riduce in schiavitù altri uomini per il profitto. Ricordando la tragedia del Macrolotto, la morte dei sette operai cinesi, in un passaggio molto sentito e quasi a braccio del suo intervento. "La sacralità di ogni essere umano richiede per ognuno rispetto, accoglienza e un lavoro degno", ha detto il Papa. Non è la prima volta che Bergoglio parla con toni accesi e si scaglia contro chi è ridotto in schiavitù. Accadde nel 2011, quando Jorge Mario Bergoglio era il cardinal Bergoglio. L'occasione fu il ricordo dei cinque giovanissimi e della donna incinta che morirono in un incendio in una tessitura clandestina nel barrio Caballito a Buenos Aires. Bambini che stavano lavorando, in un'età in cui dovrebbero andare a scuola e divertirsi. "Il lavoro - disse a Buenos Aires nell'omelia l'attuale Papa - è ciò che ci dà il pane, che ci fa tenere la fronte alta. Ma quando è il profitto e non il lavoro al primo posto, lì inizia una caduta nel degrado morale". Bergoglio disse: "Che Dio tocchi il cuore di questi Erode, di questi schiavi di bambini, sul cui sangue certe persone si arricchiscono". Parole molto forti e molto simili a quelle dette dal pulpito di Prato.