Incendiata la madonnina con una molotov

Choc in via Passo Volpe, già identificato l'autore

Madonnina incendiata in via Passo Volpe

Madonnina incendiata in via Passo Volpe

Carrara, 12 agosto 2014 - NON HA pace la madonnina di via Passo Volpe donata da una donna che scampò al bombardamento di Avenza. Dopo che era stata rubata e poi ritrovata, la scorsa notte è stata incendiata. Una specie di bomba molotov è stata scagliata contro la vetrinetta che la protegge nella nicchia alla Grotta. Il fuoco ha annerito la statuetta che ora dovrà essere restaurata. Si sono già mobilitati in molti per ridonare lo splendore alla maestà tanto benvoluta dagli avenzini in particolare. Da quanto è emerso, pare che il gesto choc del piromane notturno nasconda una storia dolorosa.

A scagliare una bottiglietta piena di benzina contro la nicchia sarebbe stata una persona che soffre di disturbi psichici. Nessun movente religioso, solo l’atto sconsiderato di una persona che ha solo bisogno di essere curata. Resta da capire perché si trovava sola a vagare nella notte e con in mano una bottiglietta di benzina ed un accendino. Forse ha appiccato il fuoco a caso lasciando sgiomenti gli abitanti della zona che non si sentono al sicuro. Sta di fatto che la madonnina si ritrova al centro di incursioni notturne: dieci mesi di reclusione e 300 euro di multa erano stati inflitti dal giudice alcuni anni fa ad un uomo accusato di ricettazione proprio della Madonnina della Grotta, che era sparita dalla nicchia all’angolo tra via Igino Cocchi e via Passo Volpe. Il pm era stato più severo nelle sue richieste e aveva fissato la condanna ad un anno e quattro mesi e 200 euro di multa. Il difensore dell’imputato aveva chiesto l’assoluzione chiedendosi di chi fosse la Madonnina. «E’ stata lasciata da un ignoto benefattore perchè si era salvato dai bombardamenti. E come andare a prendere le monetine nella fontana di Trevi. Finchè il Comune non se ne appropria sono alla mercè di tutti. E così è stato per la statuetta che raffigura la Madonna. Non c’è legame di possesso”. Il giudice era stato però di avviso diverso.

La Madonnina era stata trovata nell’abitazione dell’uomo condannato dai carabinieri del Comando di Avenza. Lui disse che l’aveva presa da un rigattiere. Ma erano state le testimonianze di alcuni testimoni ad inchiodarlo. La sua presenza era stata notata nelle vicinanze della nicchia dove poi è sparita la Madonnina. E un teste lo aveva visto armeggiare con un sacco nero che stava in piedi e che presumibilmente poteva nascondere la statuetta. C’era stata una vera e propria sollevazione popolare dopo la sparizione della Madonnina della Grotta di cui i fedeli sono molto devoti. E il maresciallo Mirabella e i suoi uomini avevano subito imboccato la pista giusta riuscendo in poco tempo a risolvere il mistero. L’uomo condannato si è sempre dichiarato innocente. La Madonnina, donata nel 1966 da una donna scampata al bombardamento di Avenza, era stata ritrovata in una ’abitazione sul lungomare.  Ora dovrà essere restaurata.