"Etichette del latte più trasparenti. Ora stesse norme per altri alimenti"

Coldiretti soddisfatta per il risultato ottenuto. "Ma non è finita qui"

Il presidente provinciale Marco Bruni (a sinistra) e il direttore Andrea Renna

Il presidente provinciale Marco Bruni (a sinistra) e il direttore Andrea Renna

Grosseto, 17 ottobre 2016 -  «Con l'etichettatura di origine obbligatoria per il latte e dei suoi derivati finalmente si cambia verso anche nella trasparenza dell’informazione ai consumatori in una situazione in cui la metà della spesa era anonima». E’ quanto afferma il direttore della Coldiretti di Grosseto, Andrea Renna in riferimento allo storico via libera comunitario all’etichetta Made in Italy per latte e derivati annunciato dal premier Matteo Renzi e dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina in occasione della Giornata nazionale del latte Italiano a Milano organizzato proprio dalla Coldiretti.

«Si consolida, così come avevamo anticipato durante le nostre assemblee nelle varie zone della provincia, un percorso di cambiamento che – sottolinea Renna – vede l’Italia svolgere giustamente un ruolo di leadership in Europa nella battaglia per la qualità e la trasparenza grazie ai primati conquistati a tavola».  «La spinta nazionale – aggiunge il presidente di Coldiretti Grosseto, Marco Bruni – ha portato peraltro poco tempo fa alla storica risoluzione del parlamento Europeo per l’indicazione obbligatoria del Paese d’origine o del luogo di provenienza per tutti i tipi di latte destinati al consumo diretto nonché ai prodotti lattiero-caseari e ai prodotti a base di carne. L’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare ha portato all’approvazione della legge 204 del 3 agosto 2004».

Da allora molti risultati sono stati ottenuti anche in Europa ma, continua la Coldiretti, «l’etichetta resta anonima per circa un terzo della spesa dai salumi ai succhi di frutta, dalla pasta al latte a lunga conservazione, dal concentrato di pomodoro ai sughi pronti fino alla carne di coniglio. Due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero senza indicazione in etichetta, come pure i succhi di frutta o il concentrato di pomodoro dalla Cina i cui arrivi sono aumentati del 379% nel 2015 per un totale di 67 milioni di chili». « L’Italia sotto il pressing della Coldiretti – dice ancora Renna – ha fatto scattare il 7 giugno 2005 l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre a partire dal 1° gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. A livello comunitario il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto». Ma l’etichetta di origine resta ancora non obbligatoria per salumi, carne di coniglio, carne trasformata, frutta e verdura trasformata, derivati del pomodoro diversi dalla passata.