Fragole, melograni e lattuga spuntano dai sedimenti dragati del porto di Livorno

Il progetto Life-Hortized coordinato da Dispa di Firenze, Cnr Pisa e Università Miguel Hernandez ha dato i suoi frutti

Grazia Masciandaro dell’Ise-Cnr

Grazia Masciandaro dell’Ise-Cnr

Pisa, 20 novembre 2017 – Melograni, fragole e lattughe. Sono i prodotti cresciuti dai sedimenti dragati del porto di Livorno grazie a Hortised, il progetto europeo “Life” coordinato dal dipartimento di scienze della produzione agroalimentare e dell’ambiente (Dispaa) dell’Università di Firenze, al quale partecipano l’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi (Ise-Cnr) dell’area della ricerca del Consiglio Nazionale del Cnr di Pisa, l’Università Miguel Hernandez di Elche (Alicante - Spagna) e due aziende vivaistiche private.

Il progetto dimostra che dal dragaggio dei sedimenti dei corpi idrici portuali (un’attività svolta regolarmente per consentire la libera navigazione delle imbarcazioni) si possano ricavare substrati per la coltivazione nel settore del vivaismo e della frutticultura. L’operazione dell’Ise-Cnr si è concentrata sui fanghi del porto di Livorno dragati e poi trattati per 18 mesi mediante l’utilizzo di sostanza organica e piante (fitotrattamento). Il sedimento ha caratteristiche simili a un suolo ed è stato sperimentato dagli altri partecipanti per produrre piantine di lattuga e di melograno, nonché cespi di lattuga, fragole e melagrane. Dal punto di vista agronomico, i risultati ottenuti in campo all'azienda agricola Zelari Company in provincia di Pistoia, il vivaio Caliplant (Murcia - Spagna) e l'Universidad Miguel Hernandes (Alicante - Spagna) sono molto incoraggianti, con produzioni medie simili a quelle riscontrate nel terriccio commerciale puro se coltivate in una miscela con il 50 % di sedimento bonificato.

A oggi, non erano state individuate metodologie valide per un uso applicativo dei sedimenti dragati. Lo sfruttamento della torba negli ultimi 25 anni, ha causato gravi problemi nelle aree di approvvigionamento. Diversi Paesi hanno stabilito piani ambiziosi per ridurre l’uso di torba in orticoltura, tuttavia i materiali alternativi fino a ora disponibili (come la corteccia di albero, le fibre di legno, i fanghi compostati e gli scarti verdi), non sono risultati soddisfacenti. Circa la metà della torba prodotta è usata per la produzione di piante ornamentali e circa l’1% viene utilizzata per la coltivazione di piante da frutto. Invece, la quantità totale di sedimenti contaminati dragati in Europa è pari a circa 200 milioni di metri cubi annui che potrebbero essere utilizzati in agricoltura cambiando le normative e le linee guida europee in campo vivaistico e agricolo. “Nostro compito è dimostrare che questi sedimenti trattati sono congeniali all’agricoltura dal punto di vista della fertilità e della produttività agronomica – dice Grazia Masciandaro dell’Ise/Cnr – e che lo sono anche dal punto di vista della sicurezza alimentare, in quanto sarà verificata l’eventuale presenza di contaminanti nella pianta e nel frutto e saranno effettuate misure per la caratterizzazione morfologica, biochimica e sensoriale dei frutti”.