Colpi di scena, sangue e dolore: l’Italia si divise

I processi ribaltati, la sentenza e la sparatoria per la cattura al Forte

Maria Luigia Redoli

Maria Luigia Redoli

Forte dei Marmi, 1 aprile 2015 - ALL’EPOCA i programmi all news non esistevano e neanche le trasmissioni in diretta che ogni mattina e ogni pomeriggio affollano i palinsesti Tv. E non c’erano neanche i processi mediatici che vengono condotti nei programmi serali di maggior ascolto con plastici e ricostruzioni più o meno veritiere delle scena dkl crimine. Ma il caso della Circe, dopo quello della Guerinoni, è stato un vero tormentone che ci accompagnato per lunghi anni. Sono stati scritti fiumi d’inchiostro specialmente in quella torrida estate 1989 quando gli inviati di tutti i quotidiani, i settimanali e le Tv piombarono in Versilia per raccontare il giallo per eccellenza di quell’estate. Più che un caso era la sceneggiatura di un film visto che si mischiavano soldi,sesso e sangue cioè morte. Anche esoterismo con quelle maldestre fatture a morte. E che il caso fosse controverso lo si capì anche dall’esito dei processi. In primo grado a Lucca, dopo una camera di consiglio lampo, venne decretata l’innocenza. In Appello a Firenze il dibattimento fu addirittura ‘rinnovato’ nel senso che la camera di consiglio venne interrotta per riascoltare alcuni testimoni. E qui arrivò il primo colpo di scena con la condanna all’ergastolo degli amanti che confidavano in Cassazione sul fatto che sul loro caso si doveva pronunciare Corrado Carnevale il famoso «giudice ammazzasentenze». Non andò come volevano. Ergastoli confermati e quando i carabinieri con una messa in scena fin troppo mediatica arrivarono nella casa di via Provinciale al Forte ad arrestare i condannati successe il finimondo. Carlo Cappelletti sparò ai suoi ex commilitoni ferendone due e si gettò da una finestra. Ferito venne arrestato e portato in galera. La Circe ebbe un contegno inappuntabile. Ma continuò la sua battaglia. Ora può esultare.