Un selfie davanti al lager: all'Eden il film provocazione sul turismo di massa

Stasera agli "Invisibili" la storia di Sergei Loznitsa che ha scosso il Festival di Venezia: è la prima volta che viene proposta ad Arezzo

Frame del film Austerlitz

Frame del film Austerlitz

Arezzo, 5 aprile 2017 - "È possibile celebrare la memoria dell'Olocausto nell'epoca del turismo di massa? Non c'è il rischio che i memoriali allestiti nei lager divengano una attrattiva turistica al pari di uno zoo o di una pinacoteca? A questa domanda hanno tentato di rispondere in tanti, con interventi e saggi di straordinario interesse. Ma nessuno ha l'efficacia delle immagini in bianco e nero raccolte dal regista ucraino Sergei Loznitsa in Austerlitz (titolo ispirato al protagonista del best seller di W.G. Sebald): i selfie davanti all’orrore, le noccioline mandate giù mentre la guida racconta lo sterminio, l'assenza totale di pietas, di partecipazione emotiva, di ragione e sentimento".

E' la sintesi con la quale Cineforum 2 lancia, insieme a Sentieri Selvaggi, la nuova serata evento agli Invisibili del cinema Eden. L'appuntamento è per stasera alle 21.15 con Austerlitz, il film che ha scosso il Festival di Venezia, diretto dal regista ucraino Sergei Loznitsa.

Un impatto che scava dentro chi lo guarda. Perché all'inizio ti chiedi quando parta il film, poi cominci a interrogarti: e a identificarti inchi tra patatine, panini e bibite si fa un selfie davanti al cancello del lager come fosse lo scenario di una cascata.

«Questi centri commemorativi – ha dichiarato Loznitsa – rappresentano l'esatto contrario di ciò che dovrebbero essere: non luoghi della memoria, ma della dimenticanza».«Una serie di piani sequenza in campo fisso, fotografati in bianco e nero, che montati l’uno dopo l’altro formano un percorso che è quello del giro turistico prestabilito e indicato da cartelli, guide e audioguide, ma è anche il percorso cui – giorno dopo giorno, sapendo di poter morire da un momento all’altro – erano costretti i prigionieri durante la detenzione.

Una foto realistica della superficialità che spesso domina la vita di tutti i giorni.  Un film in gran parte in bianco e nero, 93 minuti di durata e alla fine il classico momento di riflessione per provare a ricostruire un filo di ragionamento se non intorno al lager almeno intorno al film.