Da feudo del renzismo a ultima diga: sì sotto in 3 soli comuni, vince la città allo sprint

La media provinciale del 54,1% dovrebbe essere la quinta più alta In Italia, bunker con Firenze, Prato e Siena. Vola anche a Bibbiena e Montevarchi

Referendum: costituiti i seggi

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Arezzo, 5 dicembre 2016 -Il sì barcolla ma non molla. E con il sì il renzismo: che in realtà come fenomeno nazionale frana prima sotto la schiacciante vittoria del no e poi all'annuncio del premier che stasera presenterà le sue dimissioni al presidente della Repubblica.

Il renzismo vede franare un feudo che fino a due anni fa (elezioni europee 2014 che venivano dopo la travolgente stagiione delle primarie) pareva di granito: ma nella sconfitta qui prova a fermare la valanga.

I dati assestati, dopo la slavina delle cifre che accompagna qualsiasi elezione nostrana, sono chiari. Il sì voluito dal Pd, anche se non da tutto il Pd, tocca in provincia il 54,1%. A meno di amnesie notturne dovrebbe essere il quinto risultato in Italia, battuto solo da Bolzano (unica percentuale sopra il 60%), Firernze, Siena e Prato.

Nei fatti si fa bruciare solo in tre comuni: Badia Tedalda, Castiglion Fiorentino e quella Laterina che però rischia di diventare un simbolo nazionale, essendo il paese di Maria Elena Boschi, ministro delle riforme istituzionali, firma della riforma appena bocciata e delfino o se preferite braccio destro del premier.

Non solo: vince con percentuali imbarazzanti, almeno alla luce dei risultati nazionali, in due comuni governati dal centrodestra come Bibbiena (che si conferma una piazza a sinistra ma che poi vota il sindaco nel fronte opposto) e Montevarchi, dove il Pd facendo i salti mortali ha appena perso il sindaco ma vede i sì attestarsi comunque al 56,5%

In altri comuni guidati dal centrodestra vede i no vincere allo sprint a Castiglion Fiorentino (50,9 contro il 49,1) e perdere allo sprint ad Arezzo, con il 50,8 contro il 49,2. Un dato che di sicuro non farà felice il Pd, perché il dato nazionale è devastsante, ma segna una mini-inversione di tendenza rispetto alla sconfitta alle comunali del giugno 2015. E vede Sansepolcro, terra di un'altra sconfitta bruciante del Pd anche se contro una coalizione più eterogena del centrodestra, segnare una vittoria dei sì rotonda, 56 a 44.

Curiosità? Il Casentino si segnala come una delle vallate più arroccate sul sì, quasi ereditanto lo spirito di quella Serravalle che in fondo anche stavolta non ha tradito il suo idolo, perfino nel giorno della grande sconfitta. E registra l'ennesima performance del vero uomo forte del Pd aretino: il super assessore regionale Vincenzo Ceccarelli, che nel suo paese (Castel San Niccolò) ha portato in dote al partito un 59,1%.

E ci sono alcuni dei leader renziani uscire non distrutti dalla tornata elettorale: come il sindaco di Terranuova Chienni, uno del "cerchio magico" ma che se la cava con un 55,5 contro un 44,5 inequivocabili.

E il no? E' vero che conquistat solo tre comuni e senza dilagare. Ma è anche vero che in 12 comuni si arrampica su un risultato superiore al 47% o addirittura in qualche caso oltre il 49. Segno che la bilancia ha tanti piatti in equilibrio e che qualsiasi elezione da queste parti ha spesso un favorito chiaro ma quasi mai una certezza da mettere in carniere.

Infine la linea politica, tutta da capire. Le elezioni aretine sembrano indicare che il renzismo paga dazio spesso più alle sezioni storiche e periferiche della sinistra che non a quelle dichiarate di centrodestra dove invece spesso regge e va oltre le previsioni. Che sia anche da qui che la partita sia destinata a ricominciare sul filo di scomposizioni e linee oggi immerse nella nebbia?

Alberto Pierini