Renzi a Cavriglia dà battaglia: primarie, Europa e 25 aprile. Pienone di folla

L'ex premier parte dall'omaggio alle vittime della strage di Castelnuovo. Poi il discorso al Teatro Comunale

Matteo Renzi depone i fiori a Castelnuovo

Matteo Renzi depone i fiori a Castelnuovo

Arezzo, 25 aprile 2017 -  Pienone per Matteo Renzi a Cavriglia, nel giorno della Liberazione che l'ex premier sceglie per la chiusura in Valdarno della sua campagna per le primarie. Renzi arriva con quaranta minuti di ritardo ma è l'unico inconveniente di una mattinata in cui per lui fila tutto liscio. Non si fanno vedere neppure i risparmiatori di Etruria che avevano annunciato contestazioni

Renzi parte ricordandoi l'eccidio di Castelnuovo dei Sabbioni. L'ex premier arriva nel piccolo centro dove il 4 luglio 1944 ci fu una sanguinosa strage nazista, prima di tenere una manifestazione pubblica a Cavriglia. Al suo fianco c'è l'ex consigliere regionale Enzo Brogi che lo ha invitato. Renzi si è fermato davanti al monumento ai caduti della Resistenza realizzato a Castelnuovo dallo scultore toscano Venturino Venturi.

Poi lo spostamento di qualche chilometro al Teatro Comunale di Cavriglia, gremito, come la piazza antistante. C'è tutto lo stato maggiore del Pd toscano: il segretario regionale Dario Parrini, il presidente del consiglio regionale Eugenio Giani, il segretario provinciale Massimiliano Dindalini, i big renziani aretini dall'onorevole Marco Donati a Matteo Bracciali. E Renzi entra subito in tema, partendo dallo scandalo Consip.

«Noi la parola onestà l'abbiamo iscritta nei nostri valori e se qualcuno ha cercato di falsificare le prove su di me, quando facevo il presidente del Consiglio, sappiano che non gliele lasceremo passare, che andremo fino in fondo, che getteremo luce su questa vicenda, perché potete pensare tutto di noi ma meno che non siamo persone serie e rigorose».

Si passa quindi alle primarie Pd: «Noi le primarie le facciamo non parlando di Orlando e non parlando di Emiliano, noi parliamo dell'Italia», tuona l'ex segretario in cerca di riconferma. «Evidenziamo elementi che chiariscano con forza la differenza rispetto a Grillo e Salvini, con tutto il rispetto noi non siamo Grillo e Salvini», ha aggiunto.

Nè poteva mancare la polemica sull'Europa. «Siccome diamo 20 miliardi all'Europa e ne prendiamo indietro 12, io per tre anni gliel'ho detto con le buone; adesso, e devo dire che il governo Gentiloni ha adottato questa linea, è molto semplice risolvere il problema: voi non mantenete l'impegno sui migranti? Benissimo, e noi non manteniamo l'impegno sui soldi».

Ce n'è anche per gli scissionisti: «Non possiamo permettere a nessuna minoranza di bloccare il cammino dell'Italia. Qualcuno se ne è voluto andare e non si sa bene perché - ha affermato l'ex premier - e quando fino all'ultimo provi a dirgli 'rimani, rimanì, poi tu che cosa fai? Ciao, in bocca al lupo».

Poi il tema del giorno, le polemiche e le divisioni sulla festa del 25 aprile: «Gli uomini e le donne della Brigata ebraica meritano il nostro rispetto. Il 25 aprile non si deve usare come arma degli uni contro gli altri», ha aggiunto. «Naturalmente nel rispetto di tutti i morti, ma sapendo - ha proseguito - che qualcuno è morto dalla parte giusta e qualcuno da quella sbagliata e non significa negare la pietà, ma riconoscere che c'è una verità che è di quelli che volevano liberare il Paese dal nazifascismo».

Ancora un ritorno di fiamma sulle primarie: «Che votino centomila persone, un milione di persone, dieci milioni di persone, voteranno comunque più persone di quanto decide uno da solo chiuso nel suo blog o nella sua villla. Il nostro è un partito democratico dove non c'è uno che decide per tutti - ha aggiunto -, gli altri partiti hanno un meccanismo di democrazia un pò diversa, uno vale uno come dice Grillo e poi vince uno invece di un altro e dice 'non questo, non mi piacè. D'altra parte Berlusconi non ha avuto mai particolare sensibilità sul tema. Noi siamo diversi».