
Le imprese lapidee di Massa-Carrara calano, ma l'export di marmo verso Cina e USA mostra segni di crescita.
Si riducono le imprese e calano gli addetti nel lapideo. Tuttavia non piange il piatto del marmo. Questo il quadro di fine 2021 secondo i dati Istat riguardanti la filiera lapidea di Massa-Carrara. Una filiera che conta circa un migliaio di addetti concentrati per quasi il 70 per cento a Carrara con 662 dipendenti e la maggior parte delle restanti, 289 unità, a Massa. Questa distribuzione territoriale è rimasta costante nel tempo, ma il tessuto imprenditoriale complessivo ha subito un calo: dal 2010 si sono perse 83 aziende (meno 8 per cento), ma soprattutto 124 dal 2015 (meno 11 per cento).
La crescente terziarizzazione ha conferito alle imprese del commercio all’ingrosso di materiali lapidei un ruolo sempre più rilevante, come dimostrano le 560 unità del comparto. Seguono le attività di lavorazione, con 249 imprese, quelle di estrazione, 120 localizzazioni, infine quelle legate alle tecnologie e agli abrasivi che sono 73. Gli addetti sono scesi a fine 2021 a 4051 unità, perdendone 415 rispetto al 2015 con un segno meno del 9,3 per cento e 674 nel raffronto con il 2010 arrivando a meno 14 per cento. Tra i lavoratori alle dipendenze della filiera lapidea, gli operai si confermano la componente più rilevante all’interno del comparto, incidendo per il 64 per cento sul totale dei lavoratori dipendenti.
La fascia di età più numerosa è quella degli over 50 che sono circa la metà complessiva e, rispetto al genere, la presenza di donne nelle aziende lapidee ha raggiunto quasi 500 unità, con forte presenza nel commercio e nella lavorazione. Andamenti positivi e tanti segni più invece per quanto riguarda i dati dell’export. A fine 2023 la provincia apuana si conferma leader del comprensorio apuo-versiliese rappresentando, secondo i dati Istat, l’85 per cento delle esportazioni lapidee del comprensorio che oltre a Massa-Carrara comprende Lucca e La Spezia.
Le vendite all’estero di marmo in blocchi e lastre hanno raggiunto 189 milioni di euro, in calo rispetto al picco di 200 milioni del 2022, ma in crescita del 23 per cento rispetto al 2013. La Cina con quasi 100 milioni di euro rimane il principale mercato di destinazione, assorbendo il 51 per cento delle esportazioni di questo specifico prodotto. Per il marmo lavorato le vendite hanno totalizzato 373 milioni di euro nel 2023, in calo rispetto ai 415 milioni dell’anno precedente, ma con una variazione positiva del 13 per cento rispetto al 2013. Con 150 milioni di euro gli Stati Uniti si confermano il principale mercato di sbocco, rappresentando il 40 per cento delle vendite di prodotti finiti lapidei.
Si dimostrano solidi i bilanci delle società di capitali della filiera lapidea, che hanno superato le sfide della pandemia mostrando capacità di adattamento. Nel 2022 il fatturato medio delle imprese del settore, secondo i dati Infocamere-ANBI, ha segnato un incremento del 14 per cento rispetto al 2019, con un giro d’affari che ha raggiunto 3,2 milioni di euro per azienda. A trainare la filiera sono stati soprattutto il commercio all’ingrosso di materiale lapideo e la lavorazione, grazie al contributo delle esportazioni. Anche il comparto delle tecnologie e abrasivi ha registrato una crescita a doppia cifra, mentre i ricavi dell’estrazione si sono fermati a un +8 per cento.
Il fatturato delle medie e grandi imprese, quelle con valore produttivo superiore a 10 milioni di euro, è cresciuto del 25 per cento tra il 2019 e il 2022, contro il +10 per cento delle piccole, mentre le micro imprese hanno subito un calo del 7 per cento. Sul fronte dei costi, le imprese lapidee hanno beneficiato della disponibilità in loco di materia prima. Il costo del lavoro è cresciuto dell’8 per cento per impresa contro il +19 per cento degli altri comparti provinciali. Nonostante l’impatto della pressione fiscale, il settore ha mantenuto margini di redditività elevati: nel 2022, il 9 per cento dei ricavi si è tradotto in utile netto, una percentuale quasi doppia rispetto a quanto registrato dal complesso delle società di capitali della provincia.
La prima edizione dell’osservatorio è stata seguita da un pubblico di operatori del marmo, imprenditori, sindacalisti.