Cosimo
Zetti
Inutile negare l’evidenza. La Fiorentina ha preso una sbandata, una di quelle botte da cui è difficile rialzarsi perché generano paura e insicurezza. Roba che rischia di pesare sulla testa dei giocatori come un macigno, perché ansia chiama ansia e quando non sei più tranquillo diventano difficili anche le cose che ti vengono facili. Come in un gorgo, più giri e più bevi, più ti risucchia e più diventa improbabile uscirne. Serviva una scintilla, era necessario riaccendere la luce di una squadra fragile e impaurita. E la sfida di Istanbul, con la vetrina europea, era l’ideale per mettersi alle spalle il passato. Non è bastato. Speravamo che la squadra tirasse fuori l’orgoglio, invece la Fiorentina è rimasta prigioniera di se stessa, la solita incompiuta, tanto possesso e poca concretezza. E’ vero, mancavano i migliori, ma qui, acciacchi e scelte tecniche a parte, c’è da resettare tutto. Ai turchi sono bastati tre tiri in porta, noi ne abbiamo fatto soltanto uno. Anzi, alla fine ci siamo fatti male da soli. Ora la Fiorentina deve svegliarsi, e deve farlo prima possibile. Otto partite di fila senza vincere cominciano ad essere un po’ troppe per non parlare di crisi.
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