La doppia partita di Castro, il nuovo principe

Ha dimostrato di valere la numero 10 sulle spalle. Primo tempo lontano dai suoi standard, poi la scintilla con Chiesa e Biraghi

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Come se quel 10 sulle spalle pesasse troppo, magari una tonnellata, Castrovilli è rimasto per più di un’ora lontano da se stesso, sospeso nel poco, guardandosi giocare male, magari offendendosi. Era sicuramente deluso da se stesso. Quando la squadra ha trovato passo e coraggio, anche Castrovilli ha raddrizzato la sua luna finendo la partita con quella spregiudicatezza che era rimasta compressa: gol e altri numeri estratti con una disinvoltura prima impensabile. Diverso il discorso per Chiesa, l’altro nazionale che _ fino a quando la Fiorentina ha giocato sotto ritmo _ ha dovuto fare un altro mestiere in copertura contro Ansaldi e Berenguer che tagliava a destra.

Si è alzata la Fiorentina e anche Chiesa ha trovato la forza per cambiare la posizione: differenza notevole, perché quando Federico ha la palla e la porta è nei paraggi può sempre succedere qualcosa (anche se la mira non è sempre quella giusta). Terzo protagonista: Biraghi.

Rientrato dall’Inter con una qualità superiore insieme a una corsa senza pause, è stato il giocatore che ha fatto la differenza nei momenti più piatti della Fiorentina. In mezzo al bene che la Fiorentina ha saputo aggiungere alla distanza, la giornata poco fenomenale del Fenomeno (che ieri aveva anche la fascia di capitano per l’assenza di Pezzella).

A proposito: perché non Chiesa? Domanda evidentemente inutile, visto he mancano ancora due settimane alla fine del mercato.

Nel primo tempo il migliore è stato Biraghi, capace di crossare come se al centro ci fosse Lukaku: ha trovato invece tre volte la zucca di Kouame e due volte Sirigu si è ricordato di essere un portiere della Nazionale. Per il resto molti cambi di gioco e ci si è chiesti allora a cosa serva un centrocampo teoricamente più tecnico (sempre in attesa di Amrabat, squalificato, in tribuna) se la teoria che resiste è quella dei lancioni.

Ma il cambio di ritmo nel secondo tempo dà ragione alla Fiorentina e quindi anche al suo allenatore, perché la vittoria alla fine è ampiamente meritata e per i miglioramenti del gioco ci sarà tempo: più facile fra l’altro ottenerli se la classifica spinge il morale.

Dopo sette mesi di lontanza irrequieta durante i quali, questo è certo, ha sfruttato tutti i giga della Mediacom per videochiamare Firenze dalla mattina alla sera, infischiandosene spesso del fuso orario, Rocco Commisso si è impossessato del suo posto in tribuna d’onore come se fosse il prolungamento della balaustra.

Nessuna curva cui rivolgere il saluto, ma finalmente una squadra da frequentare prima e dopo, per ora non durante, sebbene il presidente viola ricordi spesso di essere stato un buon centrocampista. Ora è più importante fare il presidente e l’agenda è fitta di appuntamenti. Che sono (quasi) di più rispetto ai cross di Biraghi.

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