Firenze, 18 ottobre 2018 - «Eravamo dei ragazzi spensierati, a volte scapestrati, ma quando entravamo in campo ognuno si tirava su le maniche e giù “botte dell’ottanta”. Ora invece per vedere un tiro porta passano 45 minuti. Che malinconia il calcio di oggi». Ardico Magnini (225 presenze in viola e 20 in Nazionale) compie 90 anni e l’età della spensieratezza l’ha passata, ma nell’animo è sempre uno di quei ragazzi “scapestrati” della Fiorentina ’55/’56 che vinse lo scudetto, il primo nella storia viola.
Attaccante nella Pistoiese, poi trasformato terzino destro a Firenze, da ragazzo Magnini era tifoso del Bologna, ma ovviamente il suo cuore è viola e domenica 21 ottobre, proprio il giorno del suo compleanno, la Fiorentina e i tifosi lo festeggeranno allo stadio in occasione di Fiorentina-Cagliari. Un giusto omaggio per una grande carriera partita dai campetti della sua Pistoia. «Mi videro giocare in piazza, mi chiesero se volevo giocare a pallone... fu come invitare il matto alle sassate».
Poi, nel 1950 quando si tratta di scegliere tra il Bologna e la Fiorentina, mette da parte il tifo e sceglie i viola, diventando ben presto una colonna della squadra che vince il titolo, arriva 4 volte seconda e perde la Coppa Campioni in finale, in casa del grande Real Madrid, a causa di un arbitraggio decisamente sfavorevole. «Ce l’hanno fatta perdere – racconta, ancora arrabbiato– segnarono con un rigore che non c’era, feci fallo nettamente fuori area».
Sul segreto di quella squadra, Magnini non ha dubbi: «Eravamo una persona sola, tutti uniti, tutti amici, una famiglia». Ora, però, da 50 anni la Fiorentina non vince il campionato e il sogno è quello di un terzo scudetto: «Io, con molta probabilità, non lo vedro, ma sarebbe bello se arrivasse anche subito. Certo, mi pare difficile...».
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