Luigi Caroppo
Cronaca

Meloni e la conferenza di fine anno. Il dietro le quinte della “maratona” con la stampa

Il presidente dell’Ordine, Carlo Bartoli, svela i retroscena dell’incontro fra la premier e i giornalisti

Carlo Bartoli (Imagoeconomica)

Carlo Bartoli (Imagoeconomica)

Firenze, 6 gennaio 2024 – Presidente dell'Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, che giudizio dà della conferenza stampa della premier Meloni? Per l'informazione ai cittadini è stata esaustiva, efficace, utile? Bene i resoconti di riflessione sulla carta e la diretta su molte reti tv?

"Credo si tratti di una delle più lunghe conferenze stampa della storia non solo in Italia. Non so giudicare se sia stata veramente e totalmente esaustiva. Bisognerebbe chiederlo ai cittadini e magari, chissà, dare la possibilità anche di avere anche delle domande esterne. Quanto alla resa mediatica direi che è stata imponente anche a causa di alcuni fattori contingenti legati alla indisposizione della Presidente del consiglio che ha impedito sue esternazioni in presenza per diversi giorni e poi per il fatto che diversi casi scottanti si sono aggiunti a ridosso dell'evento”, evidenzia il giornalista fiorentino, già presidente dell'Ordine dei giornalisti della Toscana per due mandati, a fianco della premier alla Camera nell'appuntamento di inizio anno con la stampa.

Oltre tre ore di confronto, giusto così?

“Sì, è stato un confronto lungo ma questa è la tradizione di questo appuntamento. Voglio ricordare che si tratta di una conferenza stampa sui generis. Normalmente, questi incontri sono decisi e indetti dal protagonista che stabilisce le regole di ingaggio. In questo caso, invece, deve accettare che a stabilire le regole siano altri. Nel 2021 Mario Draghi voleva concedere meno di due ore, ma poi è andata diversamente e alla fine era piuttosto contento. Tanto che ci salutò con un sorprendente “Buon Natale ragazzi”, davvero inconsueto per uno come lui. Devo ricordare che si tratta di un appuntamento che ha una storia straordinaria alle spalle: la prima conferenza stampa di fine anno risale a Giulio Andreotti. Ne è passata di acqua sotto i ponti”.

Il rapporto tra la premier e l'informazione non sempre è stato idilliaco. Che ne pensa? E tra l'informazione e la premier? E' sempre stato corretto?

"Certo rispetto all'anno scorso quando il governo Meloni era appena entrato in carica il clima era molto diverso. Io credo sia un bene che il rapporto tra il potere e il giornalismo non sia mai idilliaco, anzi possa essere talvolta ruvido. Tutto questo a beneficio dell'informazione e dei cittadini. Quando il giornalista è troppo amico del politico l'informazione non è mai buona”.

Dietro le quinte della conferenza stampa. Difficile organizzarla?

"L'organizzazione della conferenza stampa di fine anno è sempre molto impegnativa. Tutte le testate vorrebbero porre una domanda all'inizio mentre la diretta televisiva è in corso. Ci vuole molta pazienza e anche un po’ di fermezza, perché le regole valgono per tutti, senza eccezioni. Chi sgomita viene accompagnato gentilmente alla porta”.

E il sorteggio per la scaletta delle domande è puro o in qualche modo 'guidato'?

"Il sorteggio non è guidato, anche se viene temperato suddividendole testate in gruppi in modo che ci sia un equilibrio tra informazione televisiva, informazione cartacea e siti Internet. L'unica mancanza di quest’anno riguarda la scarsa presenza della stampa estera”.

Come si dividono i temi?

"Non credo che ci sia un accordo tra i colleghi sulle domande da fare. Ognuno si presenta con diverse domande. Con una priorità ma anche con qualche carta di riserva”.

Si aspettava il momento di break della premier? C'è stato un cenno di intesa tra voi per la necessità impellente...

"Confesso che avevo fatto suggerire alla Presidente di fare uno stop preliminare, ma lei si è detta fiduciosa di farcela. Date le sue condizioni comunque eravamo d'accordo che se non fosse stato in grado di continuare mi avrebbe fatto capire la situazione e l'avrei aiutata a interrompere in maniera non traumatica l'appuntamento”.

Meloni al di là dell'ufficialità è sempre molto cordiale e alla mano. Conferma?

"Quando è arrivata alla Camera aveva il volto molto affaticato. Forse anche per la tensione. Poi, piano piano, si è sciolta. Come lo scorso anno si era preparata in maniera molto scrupolosa: la conferenza stampa di fine anno non è un passaggio banale per nessuno. Confermo e aggiungo che la sua dote migliore è quella di ascoltare sul serio. Talvolta chi ricopre cariche molto elevate sembra ascoltare con sufficienza”.

Un voto alla premier per la conferenza stampa?

"Non me la sento di dare un voto, ma posso esprimere un giudizio sulla strategia scelta. Prima di iniziare ho pensato che lo scoglio maggiore per Giorgia Meloni fosse quello di non farsi prendere la mano dal carattere e di non eccedere nei toni. Una conferenza stampa non è un comizio; bisogna parlare all'intelligenza delle persone e non infuocare le platee. Penso che lei sia riuscita a tenere un tono consono con l'appuntamento”.

Un voto ai giornalisti?

"Niente voto ai colleghi, per carità. Ma l'invito a essere penetranti con le domande e a non specchiarsi troppo nelle proprie parole. Politici navigati possono essere messi in difficoltà solo con domande secche e molto precise”.

Il prossimo anno cambia qualcosa? Sarà più breve?

"In vista del prossimo anno faremo un ragionamento insieme all'associazione stampa parlamentare e sentiremo i colleghi. Certo, se si vuol dare spazio alle repliche del giornalista che ha posto la domanda ci sarà spazio per un minor numero di testate. Si tratta di fare una scelta: di sicuro non possiamo pensare che una conferenza stampa possa durare cinque ore...”.