Sangio, telenovela stadio: oggi il sopralluogo

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Lo stadio Fedini è diventato una telenovela. "Il sopralluogo allo stadio dei tecnici comunali, che si sarebbe dovuto svolgere ieri, è stato rinviato a oggi", ci riferisce il direttore generale Giuseppe Morandini (nella foto), che ha il compito di seguire lo svolgersi dei lavori al Fedini, per poter giocare in casa il derby con l’Arezzo. Ma la cosa ancora resta molto incerta per due motivi: la pulitura dello stadio ed i rispettivi permessi delle competenti autorità. Si tratterebbe di poter disporre della gradinata Sestini e della curva Sud. Nella prima possono essere ammessi 1.100 spettatori locali, nella seconda 900 ospiti,e quindi un ingresso totale per 2.000 persone.

A oggi l’interno dello stadio è zeppo di materiale frutto dei lavori di restauro, che va assolutamente tolto. Per quanto concerne la tribuna coperta, visti i lavori da svolgere, appare quasi impossibile che si possano terminare per il 18. La ditta addetta alla recinzione, da noi interpellata, ha detto che per il 18 le opere di loro competenza saranno pronte e consegnate. La grossa incognita ovviamente resta la tribuna coperta. Fino a che i tecnici del Comune non avranno effettuato il sopralluogo, e avute le necessarie garanzie sui lavori per poter utilizzare gradinata e curve, il desiderato utilizzo dello stadio per il derby, resta nella massima incertezza. La società ha una certa urgenza di conoscere cosa sarà deciso, perché entro lunedì 15 deve comunicare alla Lega in quale stadio sarà giocato il derby. In caso di risposta negativa per il Fedini, la probabile alternativa potrebbe essere lo stadio Del Buffa di Figline. Ma contiene solo 1.300 posti, dei quali 400 per gli ospiti nella gradinata lato ferrovia, e 900 nella tribuna coperta e centrale. Insomma, i giorni passano, e c’è fretta per la decisione.

Per la trasferta di Livorno del 12 settembre sono ancora fuori l’attaccante Zhar ed il terzino destro Manunta. Il match sarà disputato allo stadio Magnozzi, essendo squalificato l’Armando Picchi. E partita a porte chiuse.

Giorgio Grassi