L’Arezzo di Indiani è una macchina da gol

Risaliti parla della sfida di Orvieto. "Felice per la mia prima doppietta davanti a un pubblico stupendo". Anche i baby non deludono

Migration

di Luca Amorosi

L’Arezzo è partito in quarta. L’ultima volta (e anche l’unica) che gli amaranto vinsero un esordio con quattro gol di scarto era il 2011, era sempre il 3 settembre ed era sempre serie D. All’esordio, anche in quel caso in trasferta ma a Città di Castello, segnarono Raso, Martinez, Speranza e Mencarelli. Un precedente poco rassicurante, perché quel campionato alla fine l’avrebbe vinto il Pontedera, ma l’Arezzo visto a Orvieto non deve certo temere la cabala. Contro una neopromossa sulle ali dell’entusiasmo per i risultati ottenuti in Coppa, gli amaranto (in maglia bianca in attesa del ritorno della prima riveduta e corretta) hanno faticato solo all’inizio, come ha rimarcato il tecnico Indiani ai microfoni, prima di prendere il largo. Il gol di testa di Risaliti, che si è pure regalato la prima doppietta in carriera, ha sbloccato la gara e sciolto il Cavallino, spianando la strada al poker finale.

"Siamo partiti un po’ contratti, è vero – spiega il difensore – perché era la prima gara ufficiale contro un’avversaria tosta. Si sentiva la pressione, ma siamo usciti alla distanza dimostrando di avere più qualità. Sono felice per la mia prima doppietta davanti a un pubblico stupendo. La dedico alla mia ragazza e alla mia famiglia". Scavallata la mezz’ora, insomma, il Cavallino ha preso in mano le redini dell’incontro e non le ha più lasciate, chiudendo la pratica nella ripresa prima con il gran gol di Gaddini, poi con la seconda rete di Risaliti e infine con il tap-in di Forte. A quel punto si è vista una squadra convinta del proprio valore, dove i giocatori si trovano a memoria, concretizzando il lavoro tecnico-tattico che è stato svolto nelle settimane precedenti, e dove non si nota la differenza tra "quote" e veterani. È bene sottolineare, infatti, che la formazione titolare era composta da cinque under, uno in più del numero obbligatorio. A dimostrazione che se i giovani sono bravi, non sono certo una zavorra come si tende a pensare, ma piuttosto un valore aggiunto. I terzini, ad esempio, vero tallone d’Achille della passata stagione, hanno spinto con costanza, mentre Damiani prima e soprattutto Bianchi nella ripresa hanno ben figurato in mediana. Detto di Trombini, affidabile sia tra i pali che in uscita, oltre che con i piedi, davanti Gaddini ha confermato quanto di buono aveva fatto vedere nei test. La sua prova è stata a corrente alternata, ma quando si è acceso, come in occasione del gol, ha strappato applausi convinti. Senza dimenticare, poi, che Lazzarini (altra prova superlativa da difensore centrale) è un 2000 e Boubacar e Pattarello (bene sabato dopo un precampionato in ombra) sono del 1999.

Questo Arezzo, quindi, rappresenta il presente ma, se le cose andranno come auspicato, anche il prossimo futuro. La rosa, infine, non è numerosa ma è profonda: chi subentra lo fa col piglio giusto ed è allo stesso livello di chi esce. Bianchi, Convitto, Zona, Forte e anche Diallo sono titolari aggiunti. Quando anche le punte, l’incognita ancora da risolvere, saranno sincronizzate coi compagni, ne vedremo davvero delle belle.