L'Umbria piange e ricorda Dario Fo

Per il grande artista la regione era la seconda casa

Dario Fo

Dario Fo

Perugia, 14 ottobre 2016 - E' l'Umbria intera a piangere e ricordare Dario Fo, l’eterno giullare che nel ’97 conquistò il Nobel per la Letteratura, scomparso giovedì a Milano. Il grande artista aveva con la regione un rapporto intenso, profondo, viscerale, anche contrastato com’era nella sua indole di combattente dalle mille battaglie e polemiche. Per Fo l’Umbria era soprattutto una seconda casa, visto che a Santa Cristina, sulle colline di Gubbio, il figlio Jacopo ha creato la ‘Libera Università di Alcatraz’: e lì l’attore, poeta e drammaturgo ha trascorso lì lunghi periodi, con l’inseparabile moglie Franca Rame, anche insegnando o presentando le sue opere.  E poi c’è il versante artistico e professionale, ricchissimo, inesauribile, scandito da spettacoli, recite, produzioni. Dal «Giotto non Giotto» del 2009, bocciato da Assisi e accolto a Perugia tra mille polemiche, al celeberrimo «Lu Santo Jullare Francesco» per il quale adesso lo ricordano i Frati del Sacro Convento. «E’ sempre stato legato da affetto e ammirazione per il Santo di Assisi», dice padre Fortunato e per padre Gambetti «si è spenta una voce critica che è stata stimolo per l’attenzione verso gli ultimi e le periferie della storia».  Arte e vita si sono sempre uniti nella vicenda di Fo, come svelano i ricordi di chi lo ha conosciuto da vicino. Come l’amico di una vita, Giampiero Frondini. «Sono l’unico – racconta l’attore perugino – da lui autorizzato a rifare ‘Mistero buffo’ e ‘Lu Santo Jullare’. Nel ’78 mi volle alla Scala di Milano, per recitare il diavolo nella sua ’Histoire du soldat’. Ma soprattutto, in questi ultimi anni, mi considerava un amico, mi voleva bene oltre la sfera teatrale. E’ questa la cosa più bella». Molto forti i rapporti anche con il Teatro Stabile dell’Umbria. «Abbiamo avuto numerosi e appassionanti confronti su possibili progetti, alcuni andati in porto, altri no, ma sempre stimolanti, basati su una profonda amicizia e stima», dice il direttore Franco Ruggieri che ricorda la produzione di «Dario Fo incontra Ruzzante» che inaugurò il Festival dei Due Mondi nel 1993. Umbro d’adozione è l’attore Mario Pirovano, da molti considerato l’erede di Fo. «Era unico sotto ogni aspetto, non era banale nemmeno quando si radeva».

Intenso il ricordo del sindaco di Gubbio, Filippo Mario Stirati. «Siamo attoniti per la perdita, ancora più viva e dolorosa per i rapporti che aveva con Gubbio, non era insolito vederlo girare per le vie con Franca Rame». E commosso l’addio che arriva dalla presidente della Regione Catiuscia Marini. «Conosceva l’Umbria nella sua intima identità, nella sua immensa spiritualità, nello splendore dell’architettura medioevale. E l’ha amata come fosse la sua terra» dice, ricordando «un legame che ha pervaso la sua ricerca e opera teatrale e letteraria».