Trent'anni dalla 'beffa' di Modigliani: in mostra le false teste

Saranno esposte dal 25 luglio al 14 settembre in Fortezza Vecchia

Michele Ghelarducci, Piero Luridiana e Francesco Ferrucci mostrano la testa da loro scolpita

Michele Ghelarducci, Piero Luridiana e Francesco Ferrucci mostrano la testa da loro scolpita

Livorno, 23 luglio 2014 - Il 24 luglio a Livorno si 'festeggia' un curioso anniversario: i trent'anni esatti dalla famosa beffa delle 'teste' di Modigliani. E a distanza di 30 anni, con i 'Falsi di Modigliani' la burla diventa una mostra: saranno infatti esposte in Fortezza Vecchia dal 25 luglio fino al 14 settembre, le tre pietre scolpite raffiguranti volti di donna, e erroneamente attribuite all'artista livornese. 

Nell'allestimento, grazie ad alcuni pannelli, sara' possibile ripercorrere la documentazione e le storie che hanno accompagnato il ritrovamento dei falsi.

Una vicenda che fece il giro del mondo a partire proprio da quel 24 luglio del 1984, giorno in cui fu ripescata, dalle acque limacciose del Fosso di fronte al Mercato centrale, la prima delle tre teste attribuite al genio di Amedeo Modigliani e che invece si rivelo' una delle due scolpite dallo scultore livornese Angelo Froglia. Subito dopo fu ripescata quella realizzata con martello e scalpello dai tre amici livornesi Francesco Ferrucci, Piero Luridiana e Michele Ghelarducci e infine, la settimana successiva, l'ultima testa sempre di Froglia.  

"Era tutto legato agli avvenimenti del momento - racconta Michele Ghelarducci, ricordando come nacque l'idea della beffa - In quei giorni in citta', a Villa Maria, fu organizzata una mostra sulle sculture di Modigliani, 'Modigliani gli anni della scultura' appunto, e parallelamente avevano autorizzato questo dragaggio, seguendo la leggenda per la quale lo stesso Modi' avesse gettato per malcontento nel fosso una sua scultura. Era da una settimana che cercavano senza trovare nulla e allora ci venne l'idea: prendemmo una pietra nel giardino di un amico e in un paio di pomeriggi, tra risate e bevute di aranciata, la scolpimmo con martello, scalpello e qualche cacciavite. Poi alle due di notte del giorno successivo la gettammo nel fosso direttamente dalla spalletta: un signore ci vide e lo ando' anche a raccontare in Comune, ma nessuno gli credette".