Simeone è pronto allo scatto, il nuovo modulo aiuta il Cholito

Se Pioli trasforma il 4-2-3-1 anche il bomber può diventare più incisivo

Giovanni Simeone guida l'attacco viola

Giovanni Simeone guida l'attacco viola

Firenze, 8 ottobre 2017 - FIGLI d’arte, quanta pressione. Potrebbe essere questo il titolo della stagione della Fiorentina che di giocatori con il cognome pesante ne ha tanti. In prima squadra e nelle giovanili. Salvo quale rarissimo caso, però, il fatto di essere l’erede di un grande campione non sta portando grandi scompensi. Anzi. Chiesa ne è l’esempio certo, ma anche Giovanni Simeone non è da meno. E come potrebbe esserlo uno che ai tempi della giovanili del River Plate – in Argentina non una squadra ‘cantera’ qualunque – in 26 partite firmò 22 reti.

UN PREDESTINATO, insomma, a dispetto del cognome, appunto. Era il 2011 e i riflettori si accesero immediatamente su di lui. Facile adesso dire che il Cholito sarebbe arrivato in Italia, sedici anni dopo il padre che Romeo Anconetani, uno che aveva l’occhio lungo, portò a Pisa nel 1990. Troppo facile, ora. Prima il Genoa, adesso la Fiorentina con una precisa missione: «Non è facile convivere con la grandezza di mio padre. Ecco perché diventerò più forte di lui. Per dimostrare che se sono arrivato fino a qui, non è per il mio cognome», ebbe modo di dire in tempi non sospetti, generandone invece tanti tra chi, come spesso accade in casi come questi, pensa che il talento non vada a braccetto con il Dna.

IL TALENTO forse no, ma la caparbia determinazione di arrivare assolutamente sì. Non si spiegherebbe altrimenti il rapido miglioramento che ha caratterizzato l’evoluzione di Simeone dal Banfild al Genoa. Ma questo non gli ha impedito di continuare a lavorare duramente sui suoi movimenti offensivi (preferisce giocare alle spalle del difensore, più che davanti a lui). Movimenti che hanno ancora bisogno di essere un po’ affinati. Il feeling con la porta è sempre stato straordinario in tutte le categorie, come la versatilità. Ama giocare nello stretto, dettando anche il lancio in profondità. Il lavoro non lo ha mai spaventato, così come le difese avversarie. Quello che non manca è la grande aggressività, ormai sdognata come ‘garra’. Grinta o no, però, in queste prime partite da giocatore della Fiorentina è sembrato un po’ troppo solo lassù davanti. Lui non si è perso d’animo, correndo e rincorrendo tutto e tutti.

TROPPO forse , perché il rischio è averlo consumato troppo presto. Ecco perché non è un’ipotesi così peregrina un cambio di assetto che possa aiutare Simeone a essere meno abbandonato e allo stesso tempo aggiungere un centrocampista. Il 4-2-3-1, infatti, non pare essere il modulo adatto alle caratteristiche del Cholito che nella prima parte della scorsa stagione ha fatto vedere le cose migliori, con accanto Pavoletti, durante la prima parentesi targata Juric. Non segna tantissimo da fuori area, ma davanti al portiere è spietato. Non un aspetto da trascurare. Anzi. La stagione viola passa proprio dalle sue reti e dalla sua voglia di sacrificarsi anche in fase di copertura. L’impegno, come detto, è garantito. La ‘fame’ di arrivare è determinante anche in questo senso.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro