"Non siete abbastanza bravi". E il club li invita a cambiare squadra

Il racconto dei parenti dei bambini: "Ora non fanno che piangere"

Calcio giovanile, una foto di repertorio

Calcio giovanile, una foto di repertorio

Empoli, 2 agosto 2017 - «Se pensate di avere il figlio campione portatelo da un’altra parte». Fu con un cartello del genere, affisso al muro del campo sportivo qualche anno fa, che la Polisportiva Ponzano di Empoli si guadagnò gli onori delle cronache. Grazie a un post diventato poi virale sui social, il club si meritò gli applausi di molti addetti ai lavori e non solo. Adesso una delle società di calcio giovanile e dilettantistico più antiche, apprezzate e conosciute del territorio finisce sotto accusa per un gesto che di sportivo sembra avere ben poco e che sembra davvero destinato a far discutere.

L’accusa arriva direttamente dallo zio di un bambino che gioca lì da anni e che una ventina di giorni fa si è visto convocare dalla società per ricevere il benservito. «Abbiamo intenzione di allestire una squadra più competitiva e tu non rientri nei piani. Il consiglio è di cercarti un altro posto per andare a giocare». Questo, in sostanza, quello che i dirigenti gialloblù avrebbero detto al ragazzino, che di anni ne ha 13 e che proprio non si aspettava di ricevere una comunicazione del genere.

«La stessa cosa – spiega lo zio, arrabbiatissimo – è successa ad altri sette o otto suoi compagni. L’anno prossimo avrebbero dovuto prendere parte al campionato Giovanissimi, ma la società li ha cordialmente invitati ad andare altrove. Credo che sia profondamente ingiusto, primo perché parliamo di una società locale che dovrebbe ragionare diversamente, secondo perché sono pur sempre ragazzini e ci restano male».

Ad aggravare la situazione, sempre secondo lo zio del baby calciatore, ci sarebbe il fatto che la selezione abbia colpito anche chi, come il nipote, veste la maglia del Ponzano ormai da anni. «Lui è lì da tanto tempo, sa benissimo di non essere un campione ma gioca per divertimento, come dovrebbe essere per tutti in società come quella. Si è creato un gruppo di amici e da quando gli è stato detto che non rientrava più nei piani della società – dice ancora lo zio – non fa altro che piangere». «Ecco, credo che una squadra giovanile queste cose non debba contemplarle. Qualche anno fa il Ponzano si rese meritevole di quella bella iniziativa contro i genitori esaltati – conclude l’uomo –, ma questa filosofia dice tutto il contrario».