Perugia, 13 giugno 2012 - Operazione del Ros, con arresti, contro appartenenti alla Federazione anarchica informale (Fai) e al Fronte rivoluzionario internazionale (Fri). Le accuse riguardano, tra l'altro, gli attentati del 2009 alla Bocconi, al Cie di Gradisca d'Isonzo; al dg di Equitalia a Roma, la Deutsche Bank di Francoforte e l'Ambasciata greca di Parigi nel 2011.

Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dal gip del Tribunale di Perugia, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti dei maggiori esponenti dell'organizzazione terroristica che aveva effettuato i più recenti attentati con ordigni esplosivi in Italia ed all'estero. C'è stata anche una perquisizione, a Bologna, nella camera di uno studente aretino.

GLI ARRESTI - Il bilancio dell'operazione del Ros è di 10 arresti. Nell'ambito di questa indagine un arresto a Genova anche se non direttamente connesso all'agguato di Roberto Adinolfi, Ad della Ansaldo Nucleare, avvenuto a Genova il 7 maggio scorso. In manette da questa mattina un ragazzo di origini siciliane di 23 anni residente nel centro storico della citta'. Altre quattro persone risultano indagate, si tratta di due uomini e due donne, tutti di giovane e residenti in centro. Nel corso dei controlli è stato sequestrato diverso materiale cartaceo ed informatico. 

Gli arrestati arrestati sono Stefano Gabriele Fosco, 50enne abruzzese residente in Toscana, la sua compagna Elisa Di Bernardo, 36enne toscana, Alessandro Settepani, 26enne originario del ternano residente a Perugia, Sergio Maria Stefani, 30enne romano, Katia Di Stefano, 29enne anche lei toscana ma residente a Roma, Giuseppe Lo Turco, 23enne catanese residente a Genova, Paola Francesca Iozzi, 31enne marchigiana domiciliata a Perugia e Giulia Marziale, 34enne abruzzese domiciliata a Terni.

 Il provvedimento di custodia cautelare in carcere ha raggiunto anche Gabriel Pombo De Silva, 44enne spagnolo attualmente detenuto in Germania, Marco Camenisch, 60enne svizzero detenuto nel Paese elvetico. Sono inoltre indagati altri 24 anarco-insurrezionalisti tra cui 6 greci della Cospirazione delle Cellule di Fuoco, già detenuti. Alla Fai vengono attribuiti i plichi esplosivi inviati all'indirizzo del direttore di Equitalia a Roma Marco Cuccagna (il 9 dicembre scorso), l'attentato contro la Deutsche Bank di Francoforte (il 7 dicembre) e contro l'Ambasciata greca di Parigi ( del 12 dicembre) fino al ferimento dell'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi.

lN MANETTE A PISA L'IDEOLOGO DEL FAI - E' considerato uno degli ideologi della rete anarchica insurrezionalista Stefano Gabriele Fosco, il cinquantenne di Chieti ma da tempo residente a Pisa, arrestato nella città toscana stamani insieme all'ex compagna Elisa Di Bernardo, 36 anni, nell'ambito del blitz condotto dai carabinieri del Ros di Perugia. L'uomo era da tempo tenuto sotto stretta osservazione anche dalle forze dell'ordine pisane, proprio per la sua militanza anarchica e per il suo ruolo di 'teorico rivoluzionario'. La coppia, a lungo legata anche sentimentalmente, si era separata da poco e manteneva solo contatti legati all'attività politica. Entrambi, secondo gli inquirenti, provengono dall'area dell'anarchismo verde che a Pisa portò nella primavera del 2002 alla fondazione del circolo Il Silvestre, decapitato poi nel 2006 quando furono arrestate dieci persone e tra queste anche il leader Costantino Ragusa e la moglie Silvia Guerini, tuttora detenuti perché sospettati, insieme allo svizzero Luca Bernasconi, di un tentato attacco contro il centro di ricerche Ibm di Ruschlikon, ai quali gli anarchici pisani più duri non hanno mai fatto mancare attestati di solidarieta'. La sede del circolo, in via del Cuore a Pisa, chiuse i battenti proprio in seguito a quell'operazione e si spostò temporaneamente a Ivrea per poi tornare nel centro storico di Pisa circa due anni fa anche se con un altro nome. Il ritrovo e' frequentato da un ristretto gruppo di persone costantemente tenute sotto controllo da polizia e carabinieri.

A PISA L'IDEAZIONE DEL SIMBOLO FAI-FRI - Sarebbero proprio Fosco e la Di Bernardo gli ideatori del simbolo utilizzato per rivendicare l'attentato a Roberto Adinolfi, dirigente Ansaldo. Secondo gli inquirenti, il logo "costituito da cinque frecce convergenti di colore nero, sovrastate da una stella nera nella quale è inscritta la lettera A", è stato creato la notte tra il 9 e il 10 novembre del 2011. Lo si evince da una conversazione intercettata, che come scritto nell'ordinanza di arresto, "non lascia spazio a dubbi. I due indagati stavano preparando la 'bozza' del simbolo con gli acronimi, assolutamente inedito, che sarà poi utilizzato e inserito nei documenti di rivendicazione degli attentati perpetrati, alcune settimane dopo, nel mese di dicembre 2011".

"Questa è una prova" dice Fosco; "una bozza" corregge Di Bernardo. E Fosco, ancora: "un saggio, una bozza eh...lo cambiamo un paio di errori eh...ed il tipo di lettera ovviamente...utilizziamo cose c'ha due nomi". E c'è un ulteriore riscontro investigativo alla genesi del simbolo. Il 29 gennaio di quest'anno Fosco, Di Bernardo e Giuseppe Lo Turco (un altro degli arrestati, ndr) sono in un'abitazione di Pisa e aprono un file su un computer che è intercettato dal Ros. Si tratta di un'immagine denominata 'fai_italiano' che Fosco fa vedere a Lo Turco. Lo vedono anche i carabinieri che scrivono: "l'immagine risulta essere stata creata/modificata alle 00.7 del 10/11/2011 e rappresenta un inedito simbolo della Fai - Fri sulla base dell'originale logo della Cospirazione delle Cellule di fuoco''. Il simbolo, concludono, di fatto non è  "mai emerso nel panorama dell'anarchismo insurrezionalista mondiale" e verrà utilizzato sia per gli attentati di dicembre 2011 sia per rivendicare la gambizzazione di Adinolfi a nome del 'Nucleo Olga Fai-Fri'

 

PERQUISIZIONE IN CASA DI UNO STUDENTE ARETINO - Alcuni chili di vecchie monete, da 100 e 200 lire, che si ritiene utilizzabili per rendere piu' offensivo un eventuale ordigno. Poi cavi, corde, batterie, nastro isolante, guanti di gomma, qualche scatola di zampironi, colle, taglierini e forbici. E' il materiale sequestrato dai carabinieri del Ros in un appartamento del centro di Bologna, nella camera di uno studente di 24 anni, originario dell'aretino, trasferitosi da poche settimane in citta'.

La perquisizione e' avvenuta nell'ambito dell'operazione dei militari coordinati dalla Procura di Perugia, accertati i contatti dello studente con Alessandro Settepani, uno dei dieci anarchici arrestati. Il giovane, originario dell'aretino e iscritto all'ateneo di Modena, e' infatti conosciuto come attivista di area anarchica, pur senza particolari precedenti. Al momento del blitz, non era a Bologna, ma a casa dei genitori ad Arezzo e li' e' stato quindi raggiunto. Prima della perquisizione non risultava indagato. Nella camera e' stato trovato anche materiale scritto, scaricabile da internet, come volantini della Fai. E' stato sequestrato anche un computer.

SABOTAGGI LINEA FERROVIARIA ORTE-ANCONA  - Ci sono anche Sergio Maria Stefani e Alessandro Settepani tra gli arrestati. Lo si apprende da fonti investigative. I due militanti furono arrestati gia' nel luglio 2009 con l'accusa di aver tentato di sabotare la linea ferroviaria Orte-Ancona. Stefani e Settepani furono fermati la sera del 27 marzo 2008 dai carabinieri a Orte a bordo di una Y10, sulla quale c'erano alcuni ganci artigianali di metallo e altro materiale ritenuto sospetto. I due furono denunciati a piede libero per non compromettere un'indagine molto piu' ampia che, nel luglio 2009, portera' al loro arresto con l'accusa di aver tentato di sabotare la linea ferroviaria (il processo e' tuttora in corso) e alla perquisizione di altre 32 persone in tutta Italia. Secondo gli inquirenti quella azione si inquadrava in un "piu' ampio progetto sovversivo di preordinate campagne rivoluzionarie di lotta, raccordate con quelle intraprese da omologhe formazioni attive in Spagna e Grecia". Nell'ambito dell'operazione dei carabinieri venne, tra l'altro, sequestrato il manuale anarchico intitolato: "A ognuno il suo; 1000 modi per sabotare questo mondo".


TERRORISMO INTERNAZIONALE - Nel corso dell'operazione, denominata "Ardire", sono state effettuate oltre 40 perquisizioni in tutto il territorio italiano, nei confronti di ulteriori 24 indagati. Raggiunti dal provvedimento anche due anarchici detenuti in Svizzera e Germania che, con i complici liberi in Italia, avevano progettato le campagne terroristiche, dettandone tempi, obiettivi, documenti e sigle di rivendicazione. Tra gli arrestati (sono 10 le ordinanze di custodia cautelare in carcere) otto vengono notificate in Italia (delle quali una a Perugia, una a Sienauna a Viterbo e due a Pisa, si tratta di un uomo nato a Chieti, che da tempo gravita su Pisa, e di una donna che risiede in citta' da molti anni, e due all'estero). I reati contestati, sono costituzione, direzione e partecipazione a una associazione con finalita' di terrorismo, eversione e programmazione di campagne terroristiche.

INDAGATI - Tra gli indagati ci sono anche sei cittadini greci e, tra questi, ci sarebbe anche Olga Ikonomidou cui era dedicato il volantino arrivato al Corriere della Sera che ha rivendicato l'attentato contro Adinolfi. Il comdandante del Ros Giampaolo Ganzer ha sottolineato la "provata saldatura con i movimenti anarchici greci".

IL COMANDANTE DEI ROS: "SEQUESTRATO MATERIALE PER ORDIGNI" - "Gli arresti di oggi rappresentano una risposta ampiamente qualificata dello Stato alla minaccia anarco-insurrezionalista". Lo ha detto il capo del Ros, generale Ganzer, nel corso della conferenza stampa in corso a Perugia. "E' stata accertata - ha aggiunto - la saldatura transnazionale tra la componente italiana del Fai e la componente greca che invio' plichi a leader europei tra cui Silvio Berlusconi e che si riconoscono nella sigla 'Cospirazione delle cellule di fuoco'". Nel corso delle perquisizioni eseguite dai Carabinieri del Ros per l'inchiesta della procura di Perugia su una organizzazione anarco-insurrezionalista Fai-Free e' stato sequestrato materiale utile per confezionare ordigni. Recuperati anche bulbi di lampadine, bulloni e altro utilizzati appunto per confezionare ordigni esplodenti.
 

C' e' una stessa ''matrice organizzativa'' dietro all'indagine della procura di Peugia su un gruppo anarco-insurrezionalista e il manager dell'Ansaldo, Adinolfi. Ha sottolineato il comandante del Ros. ''Elemento - ha spiegato l'ufficiale - contenuto anche nell'ordinanza di custodia cautelare. Le due indagini - ha ribadito Ganzer - rimangono comunque distinte''. Gli investigatori hanno tra l'altro rilevato che il nome dell'anarchica greca richiamato nella denominazione della cellula dell'attentato di Genova ad Adinolfi e' anche indagata nell'inchiesta di Perugia. Punti di contatto sono stati rilevati anche per quanto riguarda il simbolo dell'azione genovese. Il generale Ganzer ha comunque ribadito che il "ferimento del manager dell'Ansaldo non e' contestato nel procedimento perugino".

"LE CELLULE UNITE COME IN UNA RETE" - E' formata da ''più 'cellule' decentralizzate che si relazionano in modo informale anche attraverso l'utilizzo della rete Internet'' l'organizzazione al centro dell'indagine dei carabinieri del Ros di Perugia. ''Fai-Fri - Federazione anarchica informale/Fronte rivoluzionario internazionale'' la sua denominazione.

Secondo gli investigatori ne fanno parte Stefano Gabriele Fosco, Gabriel Pombo da Silva, Marco Camenisch, Elisa Di Bernardo, Sergio Maria Stefani, Alessandro Settepani, Katia Di Stefano e Giuseppe Lo Turco, tutti raggiunti dalle ordinanze del gip di Perugia su richiesta della procura della Repubblica. Con loro nel capo d'imputazione vengono indicati Olga Jkonomidou, Damiano Bolano, Georgios e Mihailis Nikolopousos, Georgios Polidoros, Christos Tsakalos e altri.

Settepani, Giulia Marziale e Francesca Paola Iozzi sono invece accusati di avere costituito, organizzato ''e comunque partecipavano'' a un'associazione ''con finalita' di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico, basata sul principio di corrispondenza tra teoria e prassi, avente base a Perugia, che operava secondo lo schema del 'doppio livello', occulto e palese, e che si richiama alla strategia eversiva dell'organizzazione 'anarco-insurrezionalista'''.

"MESSAGGI IN BOTTIGLIA": IL COLLOQUIO IN CARCERE TRA STEFANI E DI STEFANO - Le indagini si soffermano su un colloquio tra Sergio Maria Stefani e la fidanzata Katia Di Stefano in carcere, per un precedente arresto di Stefani, Quest'ultimo insisteva perché la donna prendesse una bottiglia d'acqua portata dall'uomo. Dopo 8 giorni ci fu l'attentato di Gradisca d'Isonzo, al Cie, seguito da quello alla Bocconi. Il documento di rivendicazione conteneva una postilla  “a Radio, periodici e siti di movimento” e un documento che riporta il testo “Messaggio in bottiglia”. Si ritiene che il “Messaggio in bottiglia” sia proprio il documento consegnato da Stefani alla Di Stefano.