Primarie Pd, è qui la capitale del renzismo: città seconda in Italia, provincia quarta

Tra le vallate la Valdichiana più tiepida, volano Casentino e Valtiberina. Come cambia lo scacchiere dei futuri candidati al Parlamento, Segreteria verso i vincitori

I renziani già esultano

I renziani già esultano

Arezzo, 3 maggio 2017 - Erano andati a letto convinti di essere un baluardo renziano, si risvegliano al terzo giorno (complice il ponte del Primo maggio) scoprendo di essere una delle capitalini nazionali del renzismo. La seconda città capoluogo d’Italia per percentuale di voti dell’ex premier, dopo Prato, la quarta federazione (dopo Empoli, Prato e Pistoia).

E non solo: c’è probabilmente anche il record del comune col dato più alto. Qui i calcoli sono faticosi, visto che bisogna considerarare almeno 8 mila risultati, ma Marciano, col 90 per cento, si aggiudica, o ci va vicino, alla palma d’oro. Insomma, quell’81 per cento totale (che diventa 82 nel capoluogo) vale la conferma dei numeri del 2012-2013 (le precedenti primarie): la terra del rosso antico è diventata la roccaforte di SuperMatteo, una Vandea capace di stracciare ogni record.

Prendete un esempio: Vacchereccia, paesino al confine fra San Giovanni e Cavriglia, dove la sinistra è quasi il partito unico da un secolo o giù di lì. Bene, adesso i renziani ci raccattano il 90%, così come a Pieve al Toppo, altra zona rossa per eccellenza, nel cuore di un comune rosso, Civitella, che agli ex rottamatori porta in dote l’88 per cento. Figuriamoci che la Valdichiana, con il suo 78,9 per cento (8 punti sopra la media nazionale) fa la figura di una zona tiepida, almeno al confronto col Valdarno (81,3) e Casentino più la Valtiberina (82,9 entrambe).

Bene, ma questa raffica di schede pro-Renzi (come De Gasperi al cerchio magico aretino pensavano che piovesse, non che grandinasse) come cambiala geografia politica del Pd locale? La prima campana suona per il segretario provinciale Massimiliano Dindalini, orlandiano in partibus infidelium. Infatti qualcuno ha già cominciato a porre la domanda: che ci fa un segretario così nel granaio dei voti renziani? Per ora, nessuno la metterà all’ordine del giorno di più stretta attualità, tanto il congresso provinciale è ormai questione di mesi, al massimo dopo l’estate. Ma dal cerchio magico sono già pronti a dagli l’intimazione di sfratto.

Uno dei candidati più autorevoli alla successione è Albano Ricci, cortonese, anche lui renziano di strettissima osservanza, presidente dell’assemblea provinciale. Più in generale, però, è tutta la componente orlandiana che esce indebolita da un plebiscito del genere. Col ministro c’era una bella fetta di stato maggiore del Pd, ma i voti sono stati lo stesso pochini. Nei pronostici del dopo-primarie, una di quelle che potrebbe patirne le conseguenze è Donella Mattesini, senatrice al secondo mandato.

Non è affatto scontato che possa aspirare al terzo, scranno per il quale si fa il nome del più potente degli orlandiani, l’assessore regionale Vincenzo Ceccarelli, naturalmente se non riuscirà a correre da governatore (difficile). Alla Camera, invece, non dovrebbe avere problemiMarco Donati, deputato uscente che dei renziani è l’antemarcia per eccellenza.

Se non gli manderanno un capolista da fuori (quasi escluso che sia Maria Elena Boschi, non più popolarissima dopo il caso Etruria), potrebbe correre da numero uno nel collegio del sud, altrimenti lui si prepara a fare il pieno di preferenze. In ascesa la stella di Enzo Brogi, l’ex consigliere regionale che il 25 aprile ha presentato Renzi a Cavriglia.

Anche lui potrebbe essere un aspirante al Senato. Ma c’è tutta una generazione, dal segretario comunale Alessandro Caneschi a Matteo Bracciali (pur sconfitto due anni fa in Comune) e al consigliere regionale Lucia De Robertis, di Piccoli Renzi che crescono.